Riceviamo da fonte che preferisce rimanere anonima (e che ringraziamo sentitamente) e pubblichiamo fedelmente questo prezioso documento datato 24 febbraio 1960, proveniente dallo studio Le Corbusier, sito al numero 35 di rue de Sèvres, 6° arrondissement, Paris.
Si tratta di una “circolare interna”, scritta di pugno di Le Corbusier, e diretta ai suoi dipendenti. Da essa si evincono i rapporti vigenti all’interno dello studio, le richieste fatte dal “maestro” a chi lavorava presso di lui e, più in generale, la “filosofia” in base alla quale egli impostava l’organizzazione dello studio medesimo e i rapporti umani dentro di esso.
È una piccola ma interessante testimonianza che illumina istantaneamente la psicologia del grande architetto alle prese con chi gli è prossimo, ma anche le sue aspettative e la sua percezione di se stesso. Inoltre, disvela il “backstage” della produzione dell’architettura, osservata normalmente nei suoi effetti ultimi (il progetto, l’edificio costruito), anziché attraverso lo specchio del suo luogo di produzione e dell’umanità (maggiore o minore, a seconda delle circostanze) che la produce.
Torneremo prossimamente su questo argomento.
(21 ottobre 2009)
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Nota all’attenzione dell’atelier
Cari amici,
in questi ultimi tempi sono piuttosto insoddisfatto del lavoro che avanza al rallentatore. Ve l’ho già detto a voce.
1° Siete tenuti in linea di principio a svolgere 8 ore di lavoro al giorno. Tale lavoro va svolto nell’atelier e non al di fuori di esso. E vi domando espressamente di non prendere l’andazzo “tazza di tè” nel corso del pomeriggio. Non dovete uscire dall’atelier. Ve lo chiedo espressamente, altrimenti si instaureranno delle cattive abitudini.
2° Non ho il tempo né il gusto di guardare le riviste di architettura. Ve ne parlo a volte in modo che possiate dare un’occhiata – tanto alla pubblicità quanto alla materia di queste riviste, – al fine di tenervi al corrente delle invenzioni e dei nuovi materiali che sopraggiungono costantemente nel nostro mestiere. Vi prego di non tenere conciliaboli tipo “tavola rotonda” riguardo a queste cose.
3° Ancora una volta, vi è una défaillance nella produzione di disegni. Da dove viene questa défaillance? Sono sorpreso che dei giovanotti come voi non abbiano l’idea di stabilire per il loro lavoro un programma che comporti l’enumerazione delle piante che presumibilmente vanno designate e l’indicazione della scala. Vi rendereste conto così, voi personalmente, ogni volta, dell’ampiezza del lavoro e potreste sottopormi il programma di questo lavoro redatto da voi al fine di chiarire il cammino a voi stessi e a me.
4° Io sono qui per darvi le idee direttrici concernenti la creazione delle cose. Siete abbastanza grandi per prendere tutte le iniziative utili nrell’ambito delle idee che vi sono date da me o che voi stessi aiutate a scoprire. Avete la possibilità di lavorare in un atelier ormai molto tranquillo. Vorrei che sapeste che io sono subissato di lavoro durante la settimana e alla domenica. Non pretendete che io faccia il caposquadra nell’atelier. L’atelier è ridotto a poche persone. Voi siete alcuni e noi qui non vogliamo essere organizzati all’americana (forma d’organizzazione che non corrisponde agli obiettivi che mi propongo).
Vogliate gentilmente prendere nota di queste indicazioni. Le ho redatte per voi affinché non vi sia nessun equivoco.
Molto cordialmente
Parigi, 24 febbraio 1960
LE CORBUSIER