Dal 20 novembre in edicola, con La Repubblica e L’espresso, una vera e propria rivoluzione editoriale, i 10 libri che sconvolgeranno il mondo: «10 nuove monografie di geni che hanno pensato e disegnato il mondo in cui viviamo».
C’è da rimanere senza fiato. Non resta che continuare a leggere rapiti: «Geni che adattano e organizzano gli spazi del mondo in cui viviamo. Da Ponti a Tange, da Calatrava a Nervi, da Meier a Holl».
La “consecutio temporum” è un po’ confusa (altrove si legge: «da Calatrava a Tange, da Nervi a Meier e a Ponti», che se possibile peggiora le cose), ma in compenso la scelta dei nomi degli architetti e degli autori dei libri è assolutamente adamantina: Santiago Calatrava (di Alexander Tzonis), Kenzo Tange (di Ines Tolic), Pier Luigi Nervi (di Tullia Iori), Steven Holl (di Valerio Mosco), Dominique Perrault (di Andrea Zamboni), Kengo Kuma (di Marco Casamonti), Alvaro Siza (di Giovanni Leoni), Otto Wagner (di Micaela Antonucci), Richard Meier (di Claudia Conforti), Gio Ponti (di Fulvio Irace).
Soltanto chi comprenda il segreto disegno che lega questa accolita di architetti apparentemente del tutto sconclusionata potrà dire di avere compreso davvero la contemporaneità, e con ciò di essersi impossessato della sua «estetica globale».
Il primo volume è dedicato a Santiago Calatrava: «Nel suo lavoro il disegno, l’architettura e la scultura si fondono per creare le nuove forme espressive più visionarie ed intriganti».
Ma non basta: «Nell’ultima decade del secondo millennio la visione umanistica di unità tra arte e scienza in architettura sembrava irrimediabilmente perduta. Tecnologia e cultura venivano interpretate come due forze totalmente opposte. È sorprendente constatare con quale rapidità la situazione si sia rovesciata. Tra i molti attori che hanno influito su questo processo, Santiago Calatrava, architetto, ingegnere, artista e visionario, è stato sicuramente uno dei principali».
Non ci sono parole per commentare.
Caronte di questa straordinaria avventura è Massimiliano Fuksas, le cui parole rimangono impresse a tal punto da rischiare di non riuscire più a togliersele di dosso: «In cento anni sono passati quattro secoli. Abbiamo fatto il giro della nostra storia. Abbiamo ritrovato le radici barocche-romantiche, scovato nuove geometrie, costruito architetture come paesaggi e trasformato paesaggi in architetture, dato voce all’espressionismo per alimentare l’emozione».
Da oggi al 22 gennaio 2010, data di uscita della monografia dedicata a Otto Wagner, posizionata strategicamente per ultima (ma non si pensi a un banale ordine alfabetico. Neppure questo è in grado di spiegare un progetto culturale tanto scaltro e profondo da collocare l’architetto più lontano nel tempo per ultimo!), le nostre giornate saranno degnamente occupate.
Assolutamente da non perdere!
(20.11.09)