Utopia

«Alla fine di questo secolo lo statuto dell’utopia è assai incerto. Se il suo passato è oggetto di numerosi studi storici specialistici, il suo presente e il suo avvenire sono problematici. Sta attraversando uno di quei periodi “freddi” di cui si è detto, o è giunta la sua fine, dopo aver compiuto il suo percorso storico? Il neoliberalismo dominante, la diffidenza nei confronti di soluzioni sociali globali, e anzi nei confronti di ogni progetto di società, il rifiuto del volontarismo politico, la forte coesione sociale delle società liberali, la fede nella “mano visibile” che porta gli stessi vizi privati a contribuire alla virtù pubblica, sono tutti fattori che annunciano l’abbandono di progetti alternativi di società e di politica. D’altra parte, però, le nostre società sono investite da un irresistibile processo di mondializzazione dell’economia e della comunicazione dai costi umani e dall’evoluzione largamente imprevedibili e incontrollabili. La democrazia non può  rinunciare al suo principio che accorda a ciascun individuo il diritto di ricercare la propria felicità; la crescita della miseria e dell’esclusione che mina le nostre società non è considerata ineluttabile: l’evoluzione stessa della democrazia la rende anzi intollerabile. In un’epoca e in n mondo sempre più disincantati, le nostre società si limiteranno ad amministrare il presente, relegando l’utopia a una delle sue funzioni primitive, quella di divertire, racchiudendola nel dominio ludico della fantascienza e dei mondi virtuali? Oppure il futuro sarà così incerto, l’opposizione tra principio di realtà e desiderio di felicità così forte, lo scarto tra la massa delle miserie e l‘aspettativa di giustizia così notevole, le disfunzioni delle istituzioni democratiche così inquietanti, che tutti questi fattori congiuntamente porteranno a rinnovare l’utopia democratica?»  [Bronislaw Baczko]