Costantino Dardi, Architetture in forma di parole, Quodlibet, Macerata 2009
recensione di Fiorella Vanini
Questo volume, curato da Michele Costanzo, comprende 29 saggi scritti da Costantino Dardi tra il 1976 e il 1991, ordinati secondo una progressione cronologica, ed esce come opera postuma. Il volume si articola in tre parti: Introduzione, Saggi critici e in chiusura le testimonianze di Donata Tchou, Renato Nicolini, Stefano Cacciapaglia e Aldo Rossi.
I contributi pubblicati in questa occasione sono stati scritti dall’architetto nel periodo della piena maturità professionale. Sono lontani gli anni in cui Ernesto N. Rogers dalle pagine di «Casabella continuità» [1] presenta Nino tra le giovani promesse dell’architettura italiana; lontano il lehrjahre con Giuseppe Samonà, lontani gli anni veneziani. Progressivamente Nino sviluppa, a partire dall’interesse per il linguaggio come struttura e per la forma come scrittura, una lettura diametralmente opposta a quella dei compagni del Gruppo Architettura. Ed è qui che matura lo scatto verso la “Nuova Architettura” esposto ne Il gioco sapiente (Padova 1971) e l’interferenza teoria-progetto denunciata in Semplice lineare complesso (Roma 1976). In un momento in cui Manfredo Tafuri, con i suoi proclami, induce la sindrome d’Edipo da progetto, Dardi decide di pubblicare il proprio lavoro in una collana in controtendenza, quella diretta da Francesco Moschini incentrata sul ruolo del progetto, in modo assolutamente provocatorio: nella sezione progettuale gli scritti, in quella teorica i progetti.
All’interno di questa “trilogia” di volumi, Architetture in forma di parole rivela l’evoluzione matura di un interesse mai sopito in Dardi; il suo inter-esse, la sua capacità di essere tra le cose, di leggere, cogliere nessi, problematiche. In lui l’interrogazione del presente rimane come una costante, cosicché attraverso i suoi occhi il tessuto del passato si nutre nell’ordito degli eventi e nella trama del vissuto personale.
L’attualità di questi testi critici – una volta depurati dai fattori accidentali – aumenta a dispetto del tempo trascorso dal momento in cui tali giudizi sono stati formulati; un esempio è quello dell’attenzione dedicata da Dardi allo sconfinamento arte-architettura, nodo problematico attuale. Accanto all’analisi della dimensione personale di memoria e poetica, si leggono istantanee dove lo spazio isotropo del passato recente, gli anni Ottanta, acquista profondità, così dal basso continuo emergono temi – macchina, industria, composizione, monumentalità, piazza, facciata – e figure – Alvar Aalto, Renzo Piano, Arata Isozaki, James Stirling, Aldo Rossi, Richard Meier, Peter Eisenman.
L’introduzione del curatore è dedicata a un’analisi approfondita del percorso dardiano, ma tralascia un livello di lettura altrettanto indispensabile: quella della mediazione tra la vicenda personale di Dardi e quella del ciclo culturale e generazionale cui appartiene.
[1] Ernesto N.Rogers, Progetti di architetti italiani, in «Casabella Continuità», n.276, giugno 1963
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Costantino Dardi (Cervignano del Friuli 1936 – Tivoli 1991) si laurea in architettura nel 1962 presso l’Instituto Universitario di Venezia, la scuola diretta da Giuseppe Samonà, quando insegnavano Carlo Scarpa, Ignazio Gardella, Franco Albini e Bruno Zevi. Partecipa all’esperienza del Gruppo Architettura. All’inizio degli anni Settanta si trasferisce a Roma dove, dal 1976, insegna Composizione architettonica presso la facoltà di Architettura dell’Università di Roma.
È membro dell’Accademia di San Luca e del comitato scientifico del progetto “Catalogazione e valorizzazione delle piazze storiche dell’Italia meridionale e insulare”. Ha partecipato ai grandi concorsi nazionali degli anni ’60 e ’70: dai centri direzionali di Torino e Perugia al museo della Resistenza di Trieste, dagli uffici per la Camera dei deputati alle stazioni di servizio dell’AGIP ed alla stazione ferroviaria di Bologna. Ha preso parte alle mostre collettive come “Roma Interrotta” 1978 (Roma, Città del Messico, Tokyo, Bilbao, New York, Parigi, San Paolo), “La presenza del passato” 1980 (Venezia, S. Francisco), la “Terza Mostra Internazionale di Architettura” (Venezia, 1985). Ha curato molti allestimenti e realizzato diverse opere.
Ha pubblicato Il gioco sapiente. Tendenze della Nuova Architettura (Marsilio, Padova 1971) e Semplice, lineare, complesso (Magma, Roma 1976; II ed. ampliata Kappa, Roma 1987).
Le opere di Dardi sono oggi conservate presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, Centro di Servizi interdipartimentali Archivio Progetto. Per approfondimenti vedi Costantino Dardi 1936-1991. Inventario analitico dell’archivio a cura di L. Pavan, Venezia 1997.
Fiorella Vanini
5 gennaio 2010