L’architettura secondo George Fats

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di Mario Viganò

Pubblichiamo un breve stralcio della dichiarazione rilasciata da George Fats all’indomani del suo ritrovamento sulla Luna, da parte della sonda MA09 inviata dalla NASA e atterrata sulla superficie lunare il 25 dicembre 2009. Le parole di George Fats mettono a fuoco il principio di forma adottato dallo stesso autore per la realizzazione della Moon Architecture.

…«Quando la forma è isolata risalta la sua particolarità, il suo carattere eminentemente sintetico. Ma noi non siamo in cerca di suggestioni. Chiediamo spiegazioni, vogliamo conoscere i legami, i passaggi. Sappiamo che quella forma è così, definita e perentoria, proprio perché è il risultato di un’osservazione e di un lavoro connessi. Tutto è al suo posto in quella forma, niente è affidato al caso o all’improvvisazione: è questo che ci convince.
Noi guardiamo alla forma con occhio analitico, riconosciamo la sicurezza delle scelte, ma la nostra attenzione è attirata piuttosto dalla coordinazione che regola tali scelte. E la forma in quanto tale ci interessa solo perché ne è il risultato.
Pur consapevoli dell’importanza che hanno le condizioni storiche, culturali, sociali ecc. nella definizione delle forme dell’architettura, noi siamo attirati piuttosto dalle loro condizioni materiali, pratiche. Siamo attirati dal loro lavoro; e questo ce le avvicina. Quando come architetti parliamo di astoricità delle forme architettoniche, intendiamo piuttosto questo. E parliamo di appropriazione più che altro nel senso del percepire e del condividere la ragione pratica di tali forme.
Questo modo specificatamente tecnico di avvicinare la forma è anche il solo modo per tenere la forma alla giusta distanza. La costruzione ci appassiona, non la forma. Più ci appassioniamo al lavoro, più ci stacchiamo dalla forma».

…«Così, attraverso gli elementi specifici del lavoro, siamo messi di fronte al problema: la ragione di essere dell’architettura. Ogni architettura, si sa, è sempre prima di tutto una risposta a un problema, a un problema pratico definito.
Ecco tutto quello che in realtà ci appassiona: le condizioni materiali dell’architettura. Ci si potrà obbiettare di seguire una via un po’ troppo riduttiva, ma a noi basta di esserne consapevoli.
Il che-cosa e il come, il problema pratico e l’esecuzione, la legge della necessità e la regola del mestiere. Tutta l’architettura è riducibile a queste due condizioni. Così come avviene nella casa e nella forma elementare della casa, che porta sempre il segno dell’utensile. Così come avviene nell’edificio pubblico e nella sua forma più riconoscibile, la grande aula che si ripete sempre uguale a sé stessa. Sempre la stessa condizione di necessità, la stessa idea costruttiva, lo stesso oggetto che si ripete».

…«Così, attenendoci sempre all’aspetto tecnico-pratico dell’architettura, abbiamo incontrato la regola molto prima della forma. Ci si è imposta con la sicurezza del segno impresso dalla stabile necessità, con la suggestione del segno inconfondibile della natura, la pietra di paragone del mondo trasformato dall’architettura, e con la persuasione che accompagna sempre il segno del lavoro. Non abbiamo dovuto accettarla, abbiamo imparato a riconoscerci in  essa ancora prima di imparare a convivere».

…«Perfezionare, senza lasciare indietro nulla che non sia eliminato da sé: ecco un buon motto per il nostro lavoro».

Dopo l’analisi delle prime immagini già pubblicate su «Gizmo Review» e dopo aver letto attentamente questo scritto, risulta del tutto evidente come la Moon Architecture, nella sobria stabilità delle sue forme, non sia subordinata alla temporalità o alla differenza ma piuttosto sia fondata sull’unità e sulla ragione. La Moon Architecture è una, sempre la stessa nello spazio e nel tempo. In questa esperienza estetica il tempo perde di fatto valore, non è più elemento distintivo. Sulla Luna gli edifici si equivalgono e si assomigliano nel tempo, perché esigenze pratiche e razionalità sono per George Fats le uniche variabili ammesse.
Ciò di cui si avvale l’autore della Moon Architecture è quindi un sapere certo, acquisito, universale che si contrappone all’opinione del singolo; la realtà lunare sembra pertanto essere percepita da George Fats come essenzialmente unica o quantomeno riducibile a un unico principio fondamentale.
 

(04.01.10)