di Marco Biraghi
Da un interessante dossier di Antonio Cianciullo su “La Repubblica” si apprende che nel 2006 in Italia vi erano 598 automobili ogni 1.000 abitanti. Negli Stati Uniti 760, in Lussemburgo 659, in Malesia 640 e in Australia 610. In tutti gli altri paesi del mondo, un numero inferiore a quello italiano. La media dei 27 Paesi dell’Unione era di 463 automobili. E ancora: «A New York ci sono 20 macchine ogni 100 abitanti, a Copenaghen 27, a Madrid 32, a Berlino 35, a Londra 36, a Los Angeles 57, a Milano 63, a Roma 76».
Nel mondo le città più dense e compatte hanno una media di automobili nettamente inferiore alle città più diffuse e “disperse”. Così New York (pur agli interno degli Stati Uniti sperperatori di energia ma in compenso detentori di un territorio contrassegnato da enormi distanze) presenta una media inferiore di più della metà rispetto a quella di Los Angeles. In ciò si lascia scorgere una logica largamente comprensibile e condivisibile.
A questa “regola” fa eccezione l’Italia, dove infatti la logica in generale non è affatto vigente. Città come Roma e Milano, paragonabili a Londra, Berlino o Madrid per struttura urbana e per densità, hanno un rapporto tra abitanti e automobili più alto del doppio di queste. Il problema, almeno in Italia, non sembra dunque essere la densità, se è vero che a Roma – città meno densa di Milano – vi sono percentualmente più automobili per abitante rispetto al capoluogo lombardo. I principali problemi italiani sono piuttosto la scarsità e l’inefficienza dei trasporti pubblici e una generalizzata inciviltà (inscritta – o meglio ancora instillata, mediante un lavorio incessante e penetrante – nel codice genetico della nazione) che porta a prediligere per qualsiasi spostamento l’automobile per ragioni di comodità personale e di status.
Se il primo problema è di natura politica e amministrativa, il secondo è invece culturale. Riguardo a quest’ultimo, ciò di cui bisognerebbe persuadersi – contrariamente a quanto in larga parte ancora ritenuto in Italia – è che la diffusione dell’automobile non è affatto sintomo di uno status superiore. Anzi, rovesciando il consueto punto di vista e parafrasando quanto scritto da Adolf Loos a proposito dell’ornamento, si potrebbe affermare: «L’evoluzione della civiltà è sinonimo dell’eliminazione delle automobili dalle città».
Altrimenti – per parafrasare ancora Loos – bisognerà disporsi a sopportare ancora a lungo l’inciviltà dell’automobile degli italiani «poiché essi non possiedono alcun altro mezzo per esprimere se stessi nel modo più elevato».
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/01/30/news/regole-antitraffico-2126675/
30 gennaio 2010