We are not able to say a priori which architecture we like. At least, not in a theoretical or in a prescriptive sense, nor in a stylistic or in any other sense.
Generally speaking, we like architecture that makes us think, that entertains us, architecture that makes us smart, cultured, complex, simple, as it is. Architecture that makes us feel at its height. Architecture – as everybody knows – can really touch dizzy heights. But often it contents with a material height rather than with a height so high that it is simply impossible to reach.
We like architecture that we can’t possess, whatever amount of money we can have. Architecture that is beyond our reach, architecture in which we can’t feel completely “at home”, as far as we love it.
Yet with all this, we would not be able to say a priori which architecture we like. But we can tell a priori which we don’t like. What we disagree with is relatively easy to identify for us. And yet, in no way the architecture we don’t like can define – by simple opposition – the architecture we like.
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Non sapremmo dire a priori quali architetture ci piacciono. Non comunque in senso teorico, o prescrittivo, o stilistico, o in qualunque altro senso.
In linea di massima, ci piacciono le architetture che ci fanno pensare, che ci divertono, che ci fanno essere intelligenti, colti, complessi, semplici, come lo sono loro. Le architetture che ci fanno sentire alla loro altezza. L’architettura – come tutti sanno – può toccare altezze davvero vertiginose. Ma spesso si accontenta di un’altezza concreta piuttosto che aspirare a un’altezza una volta conquistata la quale risulti semplicemente impossibile raggiungerla.
Ci piacciono le architetture che non riusciamo a possedere, qualunque sia la cifra di cui disponiamo. Quelle che rimangono in ogni caso al di fuori della nostra portata, quelle in cui non potremmo mai sentirci del tutto “a casa nostra”, per quanto appassionatamente le amiamo.
Con tutto ciò, non sapremmo ancora dire a priori quali architetture ci piacciono. E invece sappiamo benissimo dire a priori quali non ci piacciono. Ciò che non condividiamo è relativamente facile da identificare. E tuttavia, in nessun modo l’architettura che non ci piace riesce a definire – per semplice opposizione – l’architettura che ci piace.
Marco Biraghi
Milano, 29.03.2010