di Gabriella Lo Ricco
Il destino che ha caratterizzato l’edificio per uffici progettato da Aldo Rossi a Berlino, all’incrocio tra Landsberger Allee e Storkower Strasse, condensa una serie di questioni di singolare interesse. La sua storia, in un arco di tempo di 17 anni, riassume infatti alcune delle dinamiche contemporanee che sottendono la costruzione dell’architettura.
Commissionato nel 1992 dalla società Dr. Peter & Isolde Kottmair, l’edificio è collocato in una posizione strategica all’interno del tessuto della città. Previsto di fronte alla trafficata stazione Stadtschnellbahn, esso sorge a ridosso di una delle più importanti arterie stradali che consentono, dalla zona est della metropoli berlinese, l’accesso alla prima fascia del centro.
Nel 1996 la costruzione, pur essendo terminata solo a livello strutturale, evidenzia già chiaramente la volontà del progettista: qualificare il nodo stradale e il suo intorno attraverso un edificio la cui definizione architettonica trae i suoi caratteri da alcuni dei monumenti che caratterizzano Berlino. Il progetto è infatti sviluppato a partire dalla rielaborazione di quelli che Rossi considera gli aspetti fondamentali della architettura berlinese e che ha già avuto modo di sperimentare negli altri suoi progetti per la città. L’angolo, all’incrocio tra le arterie viabilistiche su cui l’edificio si innesta, è qualificato dalla presenza di una torre. Il rigoroso allineamento del corpo di fabbrica lungo la strada è interrotto da una frattura che ne svela l’interno. L’edificio definisce una corte interna che, in sintonia con gli Höfe berlinesi, è parzialmente visibile percorrendo la Landsberger Allee. Il ruolo urbano della costruzione è valorizzato dalla presenza di una grande apertura posta in asse con l’edificio della stazione ferroviaria.
Per una serie di motivazioni, legate alla crisi finanziaria che ha seguito l’euforia dei primi anni della ricostruzione di Berlino dopo il 1989, il progetto di Rossi non solo non ha mai raggiunto il suo compimento, ma è stato oggetto di numerose vicissitudini.
Nel 1996, interrotti i lavori di costruzione, il rustico viene acquistato da una nuova società interessata a realizzare uno shopping center. Nel 1997 i lavori sono nuovamente arrestati e l’edificio viene venduto ad un altro investitore per la metà del suo valore. Nel 2000 una nuova proprietà propone la realizzazione di un centro congressi, ma nel 2003 i lavori sono ancora una volta sospesi.
Nel frattempo, dal 1996 al 2006, l’edificio di Rossi ha caratterizzato quel tratto della Landsberger Allee ergendosi come una imponente, ma contraddittoria rovina architettonica.
In quanto rovina l’edificio alludeva infatti con la sua concreta costruzione a quella cultura architettonica che, rimasta immortalata nel rustico strutturale dell’edificio, ne aveva determinato la forma e le caratteristiche.
In quanto non rovina l’incompiutezza del progetto non rimandava a un passato remoto, nè a una vita che con la sua ricchezza si era ritirata da quel luogo, bensì al presente e alla presa di coscienza della velocità e della labilità che contraddistinguono le forze che determinano la trasformazione della città.
Nel 2006 il rustico viene acquistato dalla società UBM e Warimpex che, attratta dalla posizione strategica dell’edificio, decide di realizzare un complesso alberghiero.
Ma il progetto di Rossi, a distanza di soli 14 anni dalla sua ideazione e pur non essendo mai stato terminato, è già considerato “vecchio”. La nuova proprietà infatti non si rivolge solo a uno studio di progettazione di interni – lo studio londinese Jestico + Whiles -, ma anche allo studio berlinese Seeger Müller che viene incaricato di occuparsi del progetto architettonico.
“L’aggiornamento” dell’edificio, che presuppone l’ interpretazione del rustico nella sua realtà prettamente materiale come un contenitore da riempire, viene effettuato attraverso due operazioni complementari: rendere uniformi i quattro prospetti dell’edificio e semplificare il disegno delle facciate; concentrare il valore simbolico dell’hotel in un unico punto della costruzione – la torre. Le coperture abitate che caratterizzavano il fronte su Landsberger Allee vengono in tal modo tamponate, così come l’apertura che dialogava idealmente con l’edificio della stazione. La corte interna del complesso viene coperta e trasformata per realizzare una sala da ballo e degli spazi per l’intrattenimento. La torre che segna l’angolo dell’edificio è completamente ridefinita nel suo aspetto formale per concentrare l’attenzione alla sua sommità dove una grande vetrata permette di ammirare la città dall’alto.
Al di là dell’elencazione degli interventi puntuali o delle alterazioni dei materiali previsti in origine, il progetto viene rielaborato in modo tale da eliminare tutta quella ricchezza di contenuti, familiari e insieme disorientanti, che ne costituivano l’identità nel loro rimandare a un mondo di riferimenti legati a una precisa interpretazione di Rossi dell’architettura della città.
Non è un caso del resto che all’inaugurazione del nuovo complesso, Andreas Geisel, membro del consiglio responsabile dello sviluppo urbano, sottolinei l’importanza dell’Andel’s Hotel Berlin non solo perché la sua realizzazione colma una lacuna nel paesaggio urbano della città, ma soprattutto perché esso è «espressione della modernità di Berlino».
www.seegermueller-architekten.de
23 marzo 2010