Per quale Milano. Idee di città
Tra le molteplici forme di crisi che colpiscono il presente, una – non certo la più grave ma sicuramente tra le più odiose e insidiose – riguarda il prosciugarsi della capacità di immaginare il futuro che ci attende. Epoche precedenti la nostra, in questo senso, non soltanto hanno costruito la propria città fisica, ma hanno anche immaginato la città futura, in questo modo determinandone – almeno in parte – il destino. Oggi, al contrario, l’immaginario di città, al pari di ogni altra proiezione orientata al futuro, sembra essersi esaurito. Nel pensare a un incontro sul futuro della città di Milano siamo stati guidati da alcune aspirazioni comuni che hanno contribuito a definirne le caratteristiche, oltreché gli invitati. La prima: parlare di Milano e del suo futuro oltrepassando il dibattito immediato sull’Expo (sul quale peraltro esistono già fin troppi appuntamenti) e cercando di allargare la prospettiva a una dimensione temporale ulteriore, all’interno della quale possano tornare a circolare idee di città, e non soltanto la sua mera realtà. La seconda: che il confronto avvenisse a partire da punti di vista dichiaratamente differenti, senza l’ansia di individuare soluzioni immediate o anche soltanto comodi momenti di convergenza. Per questa ragione, oltre a un architetto, abbiamo invitato a intervenire anche uno scrittore, un filosofo e un artista. La terza: che a discuterne vi fossero persone di generazioni diverse.
Qualcuno ha un’idea di quello che Milano – e in senso più generale la città – potrà diventare? Qualcuno riesce ancora a immaginare il suo e il nostro futuro, senza che ciò debba per forza assumere contorni apocalittici o profetici? Qualcuno ha un progetto?
Marco Biraghi
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Toward which Milan. Talking about the destiny of the city
Among the many aspects of the crisis which affects our present time, losing the capability to imagine the future is, if not the worst, one of the most insidious and hateful.
In previous times, people not only have been able to built their city, but also to imagine the city of the future, so determining, at least to some extent, her destiny.
Nowadays, on the contrary, imagination of the city, as any other casting of the future, is exhausted.
While preparing a meeting to discuss the future of Milan, we have been sharing a few aspirations, which in turn have defined the peculiarity of this evening and the invited guests.
First, talking about Milan and its future going beyond the present debate on the Expo (which, by the way, is already on the agenda of too many events), broadening the perspective to a further time dimension, where ideas of the city – not just the mere reality – could again exist and circulate.
Second, to hold a debate among very different points of view, without aiming at instant solutions or easy shortcuts to convergence. For this reason our guests are, beside an architect, a writer, a philosopher and an artist.
Third, to discuss with representatives of different generations.
Does anybody have an idea about what Milan – and more in general the city – is going to become?
Is anybody still able to imagine his own future, and the one of all us, without necessarily thinking of prophetical or apocalyptic scenarios? Does anybody have a project for the city?
Marco Biraghi
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8 aprile 2010