di Silvia Dalzero
Wall-E Park?
Sulla sponda occidentale di Staten Island, dove generazioni di newyorkesi hanno depositato per anni cumuli di spazzatura, l’architetto paesaggista James Corner ha progettato un parco attrezzato con l’intrinseco potere di cambiare il modo di vedere e pensare il passato e il futuro dei rifiuti e quindi anche delle nostre città. Lo studio di architettura Field Operations ha così dato inizio alla storia della discarica più grande al mondo.
Cominciamo dalla sommità di quella che un tempo era una fumante, puzzolente montagna di spazzatura, oggi invece una collina coperta da verdi giardini e dove sono attivi, ininterrottamente, numerosi impianti per la bonifica, il recupero e la gestione della discarica. Vediamo infatti che l’area viene animata da un continuo, vivace transito di camion carichi di terra bonificata e da infaticabili lavoratori. Nel corso degli anni sono stati così occupati circa 2.200 ettari di terreno (dunque una superficie pari a tre volte Central Park e che occupa l’undici percento dell’isola) di cui solamente 1.200 utilizzati a discarica mentre i rimanenti costituiti da aree umide, paludose, insenature, corsi d’acqua e primigenie praterie.
Tutto questo diviene oggi parte di un piano più generale di trasformazione della discarica in area verde attrezzata, dove appassionati di mountain bike, kayak, pallavolo, basket e calcio possono condividere uno spazio aperto, dove la vegetazione marittima con alberi di castagno, con paludi o boschi di cachi e di betulle può crescere nel tempo. In definitiva Fresh Kills è al momento un’ampia area circondata da colline (alcune naturali altre semplici cumuli di rifiuti accortamente nascosti da abbondanti quantità di terra) e come in ogni storia che si rispetti troviamo fattori positivi e negativi, timori e speranze, critiche e accordi. Come accadeva alla fine del 1840 quando Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux presentavano il progetto per Central Park, allora giudicato un’utopia, Fresh Kills appare oggi suggestiva e al contempo illusoria.
Quando James Corner aveva dato inizio al progetto per Fresh Kills era consapevole del difficile impegno, tecnico e urbano-territoriale, che si andava prefiggendo, conscio del fatto di non avere pari precedenti se non nel supremo gesto di controllo di Central Park e quindi della peculiarità e difficoltà del suo progetto. Lo studio Field Operations non ha ricercato alcun movimento stilistico: alla francese, all’inglese… quanto piuttosto una differita, eterogenea composizione chiarendo con straordinaria attenzione ogni tempo progettuale. In definitiva James Corner ed il suo team non hanno semplicemente disegnato verdi prati al di sotto dei quali nascondere generazioni di spazzatura bensì, attraverso un consapevole e innovativo agire, la vecchia discarica diviene parte di uno sperimentale sistema-parco in cui si distinguono i diversi tempi progettuali: “bonifica”, “riciclo”, “recupero”. Si viene così creando «una nuova idea di verde attrezzato». Evidentemente non è questa un’utopia, una speranza quanto piuttosto una possibilità per riappropriarsi di quei luoghi inquinati da 150 milioni di tonnellate di rifiuti.
Tutte le sostanze tossico-nocive prodotte dalla decomposizione-liquefazione di queste montagne di spazzatura sono gestite, con particolare attenzione e quindi anche i continui assestamenti delle colline di rifiuti dovranno essere monitorati per almeno i tre decenni successivi alla definitiva chiusura della discarica. Appare chiaro che Fresh Kills non è da considerarsi come un comune parco e quindi ogni consueta immagine di area verde o di tipica progettazione definita e definibile dovrà lasciare spazio a un nuovo modo di pensare al paesaggio accettandone l’intrinseco farsi e rifarsi continuamente ed il naturale compiersi degli eventi nella loro regolare metamorfosi.
C’era una volta…
Tempo fa Staten Island era formata da depositi di ghiaia e sabbia, aree paludose, insenature, praterie e torrenti a cui è stato dato, dai coloni olandesi, il nome di Fresh Kills che significa appunto “torrente fresco” o “acque fresche”. Il particolare sistema ambientale che qui si andava col tempo configurando si dimostrava sempre più adatto ad accogliere insolite, rare specie animali e vegetali. In questo modo l’isola e in particolare Fresh Kills divenivano uno dei principali rifugi per gli uccelli migratori.
Il crescente sviluppo urbano andava progressivamente distruggendo gran parte delle ricchezze ecologiche qui originarie e l’utilizzo a discarica ne contribuiva l’aggravarsi. Era il 1947 quando FK venne deputata, da Robert Moses, territorio adatto ad accogliere indistintamente i rifiuti solido urbani prodotti dalla città di NY e dintorni. Cominciarono così gli innumerevoli viaggi di spazzatura che qui trovavano la loro ultima destinazione e che colmavano gli spazi di palude naturale o resi tali dall’attività estrattiva. La spazzatura aveva assorbito la palude ma mai si sarebbe potuto immaginare che quello che aveva in questo modo avuto inizio si sarebbe trasformato nella discarica più grande al mondo, in una vera e propria “città nella città”, dove venivano nascosti, e dimenticati, gli scarti della società. D’altra parte Fresh Kills era considerata da “tutti” troppo comoda per essere denunciata.
Negli anni Ottanta, in modo da supportarla temporaneamente, venne imposta l’apertura delle due discariche del Bronx e di Brooklyn, entrambe site in aree particolarmente degradate e che ben presto vennero chiuse per la loro limitata capacità, mentre Fresh Kills continuava incessantemente ad accogliere spazzatura e a vedere le sue colline crescere sempre più.
Nel 1999 Rudolph Giuliani manifestò per la prima volta la possibile chiusura di Fresh Kills e l’intenzione di esportare i rifiuti urbani nella Carolina del Sud. Solamente nel marzo 2001 con il sindaco Bloomberg, probabilmente mosso unicamente da ragioni politiche, Fresh Kills cessò di ricevere rifiuti e venne così indetto un concorso di idee per il ripristino di una possibile primigenia qualità ambientale. Ricordiamo che gli abitanti di NYC — 8,3 milioni — producono circa 12 mila tonnellate di spazzatura al giorno, che per anni sono state accumulate a Fresh Kills. Una volta giunti a saturazione, lo Stato di New York aveva dichiarato la definitiva chiusura della discarica e affidato la spazzatura alla società Waste Management che, con un accordo strettamente politico-economico ne decise l’esportazione verso tre piccoli paesi Tullytown, Morrisville e Falls nella periferia di Filadefia.
Tuttavia, a seguito dell’attacco terroristico dell’11 settembre venne temporaneamente riaperta la discarica, in modo da accogliere parti delle macerie del WTC. Solamente dopo questa straordinaria riapertura venne resa pubblica la graduatoria di concorso che designava come primo classificato lo studio Field Operations con a capo James Corner, secondo Hargreaves Associates e di seguito JMP e John McAslan + Partners; RIOS Associates Inc.; Sasaki Associates, Inc.; Mathur / da Cunha + Tom Studio Leader.
Nel progetto di James Corner era chiaro il desiderio di una nuova forma di paesaggio pubblico, un nuovo modo di pensare al progetto di recupero e di ripristino delle aree di stoccaggio e smaltimento rifiuti. Lo studio Field Operations elabora quindi un’idea di parco attrezzato e funzionale alla città di New York, un luogo costituito da insolite specie di flora e fauna selvatica, un paesaggio costantemente animato da una vivace vita sociale dove ogni newyorkese avrebbe trovato lo spazio per il riposo, il gioco e lo sport.
Tuttavia è questa pur sempre un’ex-discarica e quindi necessita di particolari attenzioni in merito soprattutto all’inevitabile produzione di gas e percolato. Per tale ragione si trovano sparsi ovunque impianti per la captazione e conversione del gas metano prodotto dalla decomposizione dei rifiuti e pozzi di raccolta percolato. Si viene così formando un parco diverso, mutevole, vario, un’area verde attrezzata con impianti per la produzione di energie rinnovabili (eolica e solare) e anche un parco attento alla sperimentazione, alla ricerca scientifica e ambientale. La trasformazione di Fresh Kills appare come un modello internazionale di eccellenza nella bonifica dei terreni soggetti allo stoccaggio, più o meno controllato, dei rifiuti solidi urbani.
In definitiva si passa da “Fresh Kills” a “Fresh Kills Park” sebbene, dopo anni di studi, l’area appare immersa in una dimensione onirica alla continua ricerca di forme definite. Per quanto riguarda il previsto reticolo di strade pedonali, ciclabili e carrabili che dovevano attraversare il parco ottimizzandone la fruizione interna e l’accessibilità esterna, esso risulta essere ancora del tutto inesistente. L’accessibilità è vietata, ostacolata da alte recinzioni e da guardie armate che dimostrano, al momento, la criticità, l’insicurezza e le difficoltà del progetto di recupero. Le “bucoliche” immagini pubblicitarie di Fresh Kills Park alludono evidentemente a un tempo futuro indefinito. Deduciamo pertanto che i boschi e le foreste, i campi da gioco e i prati fioriti non possono dunque, come semplice gesto formale, cancellare anni di spazzatura.
Nel suo progetto James Corner dimostrava fermamente di non rinunciare a questo movimento di verità e grandezza che in ogni dove la discarica sfrontatamente mostrava e quindi, in ogni suo gesto progettuale, espletava questa percezione di immensità che avrebbe poi distinto la “nuova” Fresh Kills da ogni altro parco attrezzato. L’architetto paesaggista dichiarava infatti, durante un’intervista rilasciata al New York Times, che passeggiando lungo i sentieri dell’ex-discarica veniva ogni volta pervaso da un particolare senso di eccitamento dovuto proprio alla consapevolezza di aver reso effettivo il ripristino di un’area a lungo ritenuta senza speranze, determinando quindi un sostanziale cambiamento nel modo di pensare i luoghi soggetti allo stoccaggio, più o meno controllato, dei rifiuti, considerandoli di conseguenza come fossero reali occasioni progettuali proprio in quel singolare, inedito e talvolta imprevisto atto di recupero. Secondo Corner il gesto più complesso di questo fare architettonico-territoriale era l’intrinseco carattere di cambiamento che doveva pur sempre possedere una sufficiente elasticità e adattabilità alle esigenze mutevoli del tempo. Pertanto prevedeva una progressiva riapertura al pubblico così da dimostrare il ritrovato-ripristinato equilibrio ambientale ora definito sia da singolari tracce naturali sia da interventi del tutto artificiali.
Il progetto di recupero di Fresh Kills potrebbe essere inteso come un modello internazionale di “bonifica creativa” determinando un sostanziale cambiamento nel modo di vivere la nostra spazzatura e le aree di stoccaggio e smaltimento rifiuti, intese come infrastrutture dotate di un proprio singolare e mutevole senso. In effetti nonostante le limitazioni dovute alla originaria natura di discarica molte sono state le città che in aree soggette allo stoccaggio e smaltimento rifiuti hanno messo in atto bonifiche inclini a trasformare questi luoghi in aree verdi attrezzate, riserve naturali, campi sportivi, campi da golf, piste da sci, parchi artistici e molto altro ancora. Viene così dimostrata l’effettiva attuabilità di tali particolari piani di ripristino-recupero e possiamo dunque dire che Fresh Kills Park sarà il risultato di un lungo e graduale processo di trasformazione orientato verso un progetto di parco attrezzato. Rileviamo infine che Fresh Kills Park verrà suddiviso in cinque aree — La confluenza; North Park; South Park; East Park e West Park — ognuna delle quali avrà un carattere distintivo, dotato di un proprio programma, pur tuttavia mantenendo una fondamentale unità d’insieme.
In definitiva vedremo così la formazione di un nuovo parco a servizio della città di NY il cui sistema organizzativo viene suddiviso sostanzialmente in tre parti differenti che pur sempre dimostrano un’unità coesa e dinamica: La Programmazione (troveremo un’incredibile varietà di spazi pubblici, strutture per attività sociali, culturali e fisiche nonché luoghi atti al gioco e all’educazione sportiva.); La Fauna Selvatica (verranno offerti svariati ecosistemi per la fauna e la flora selvatica. Specie straordinarie di uccelli e di piante così come eccezionali scenari naturalistici verranno qui introdotti dal sistema di Piano. Attraverso un’attenzione ecologica e un progetto creativo l’area di Fresh Kills recupererà un proprio stato attivo e vivibile composto da paludi salmastre, praterie spontanee, foreste di querce marittime e di palude, boschetti di betulla e rovere, boschi di faggio e pino) e infine La Circolazione (FK sarà in ogni dove attraversata da percorsi ciclabili, pedonali e carrabili in modo da creare un’unità-parco del tutto organica e accessibile sia verso il West Shore Expressway sia dal lato opposto. Una vasta rete di sentieri e corsi d’acqua daranno origine a un sistema-parco a più livelli. L’utenza si potrà spostare da un luogo ad un’altro in modo ogni volta diverso: in canoa, a cavallo, in mountain bike, a piedi o in auto vivendo così un’esperienza di parco sempre nuova).
Viene garantito uno sviluppo dinamico anche durante i tempi di assestamento del corpo-rifiuti considerati “critici”: sarà sostenuta una progettazione differita nel tempo suddivisa, come abbiamo visto, in tre fasi di progetto, ciascuna delle quali della durata di circa dieci anni, durante le quali, con modalità diverse, la pubblica utenza potrà vivere Fresh Kills Park e partecipare attivamente alla formazione “in-progress” del parco. Notiamo però che il crono-programma definito all’inizio dei lavori sta subendo svariate modifiche a seguito delle molteplici esigenze ambientali che si vengono prospettando nell’area.
Durante la prima fase di progetto si prevede l’apertura al pubblico di parte del Parco Sud (inaugurato il 7 aprile 2010), del Parco Nord e della Confluenza; il compimento dei collegamenti con la costa occidentale, Expressway; l’inaugurazione delle prime strutture ricreative, commerciali e culturali; la visibilità delle trasformazioni ecologiche nonché la definizione di una nuova, moderna identità di Parco. Durante la seconda fase si prevede che vengano del tutto definiti i percorsi infrastrutturali, i sentieri pedonali e ciclabili, i corsi d’acqua percorribili in canoa e kayak e i piani di bonifica; che venga inaugurato il Parco Est e altre strutture ricreative, commerciali e culturali e che infine si proceda con il monitoraggio e la verifica ecologica del Parco Sud, del Parco Nord e della Confluenza. Infine durante la terza fase si prevede vengano rese accessibili altre parti del parco, in modo da sovvertire quasi del tutto la passata attività di discarica in verde attrezzato e che venga aperto al pubblico il Parco Ovest; che siano ultimate le strutture ricettive e di supporto a The Point e tutelati e difesi i nuovi ecosistemi.
Brescia, 2 maggio 2010