di Marco Biraghi
Sempre meno di sovente, nella società odierna, accade d’imbattersi in qualcuno che sappia “raccontare storie”. Lo sa fare ancora (sia pure assai raramente) qualche scrittore, qualche regista, qualche musicista, qualche politico. Lo sanno fare poco e male i giornalisti. Non lo sanno quasi più fare gli artisti. Non lo sanno più fare del tutto gli storici.
Un tempo le mitologie costituivano l’indispensabile alimento della società: qualcosa di cui essa non poteva assolutamente fare a meno. Al giorno d’oggi giornalisti, storici, artisti sono impegnati per lo più nel demistificare le rare “storie” che ancora resistono, sopravvissute dal passato o messe in circolazione ex novo dalle categorie sopra citate.
Ciò viene salutato come un progesso sociale, culturale, “scientifico”. E senza dubbio lo è. Tuttavia, l’odierno tramonto delle mitologie – per ragioni non complicate a comprendersi – va di pari passo con il progressivo insterilirsi dell’opera di demistificazione: l’immiserirsi delle une determina il languire dell’altra.
16 maggio 2010