Una riflessione sui lavori pubblici

"Installazione site specific di Mimmo Paladino, Modena, Italia, 2008." (foto: Peppe Avallone)



 

 

 

”]"Installazione site specific di Mimmo Paladino, Modena, Italia, 2008." (foto: Peppe Avallone)

 

 

 

 

Si apre a Modena il prossimo 18 giugno il convegno dedicato ai lavori pubblici in Italia. Un’occasione per rileggere, in presenza di celebri progettisti e studiosi, alcune delle vicende che hanno caratterizzato

la produzione italiana degli ultimi anni, per aggiornare il confronto su un tema tornato di attualità e per riflettere sul suo possibile futuro.

Modena, 10 maggio 2010 – Negli ultimi anni l’interesse nazionale per il tema dei lavori pubblici è tornato di attualità. 


Il convegno LAVORI PUBBLICI. Progettare architetture per la collettività. Riflessioni sul significato di opera pubblica (18 giugno, Modena, Baluardo della Cittadella, dalle 9:30 alle 19:00), promosso e organizzato dall’Assessorato ai Lavori Pubblici del Comune di Modena, a cura di Lucio Fontana, intende offrire l’occasione per rileggere alcune delle vicende che hanno caratterizzato la produzione architettonica italiana degli ultimi anni, dando luogo a una riflessione sull’attualità e sul futuro del tema dei lavori pubblici.


Il convegno è parte di un più ampio programma di iniziative promosse dal Comune di Modena per incentivare la consapevolezza dei cittadini nei confronti dei lavori pubblici, a partire dalla pubblicazione del volume

OPERE PUBBLICHE PER LA CITTÀ. Dieci anni di interventi architettonici a Modena (Artestampa, 2010) e dall’omonima mostra fotografica delle opere illustrate nel libro (in programma per il prossimo settembre). Non è un caso che il convegno si svolgerà nel cuore della città, a pochi passi dal Duomo. Una volontà che risponde a un preciso obiettivo: “arrivare davvero a tutti per spiegare che la realizzazione di un’opera pubblica, di un nuovo servizio per la città, diventa una ricchezza per tutti i cittadini”, afferma Antonino Marino, assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Modena.


E d’altra parte i cittadini oggi antepongono la qualità della sicurezza urbana su qualunque altra. Non richiedono -insieme ad una città sicura, che pure è assolutamente legittimo- istruzione, cultura, servizi. Una parte dell’architettura contemporanea cerca di riaffermare il ruolo civile del progetto, ma la percezione dell’importanza del tema da parte dei cittadini risulta tuttavia essere poco evidente. È per questo che l’incontro modenese punta, fra l’altro, a “riflettere sul rapporto diritti – istituzioni – opere pubbliche, vale a dire sull’architettura come luogo in cui i cittadini possono esercitare attività diventate diritto – afferma Lucio Fontana, curatore dell’iniziativa. Quindi, ad esempio, scuole come diritto all’istruzione, biblioteche come luoghi di acculturazione permanente. Solamente l’architettura può realizzare questi luoghi, perché, come scriveva Giulio Carlo Argan, c’è un impegno etico e morale nell’architettura.”

 

Il programma dell’incontro si articola in tre punti: convegno, progetti, tavola rotonda. La prima parte è dedicata agli aspetti etici, civili, sociali, legislativi, economici, e ancora legati al restauro e alla storia delle opere pubbliche. Interverranno, fra gli altri, Alberto Giorgio Cassani, Amerigo Restucci, Alessandro de Magistris, i quali affronteranno un excursus delle opere pubbliche negli ultimi tre secoli. La seconda parte chiamerà a riflettere sul tema delle opere pubbliche una serie di interlocutori, fra i quali 5+1AA, Stefano Boeri, Mario Bellini, che attraverso i loro progetti e le loro esperienze, testimonieranno l’evoluzione del tema dei lavori pubblici e la relazione fra architettura e opera pubblica.”Sicuramente il tema dei lavori pubblici è cambiato in questi ultimi anni –racconta Fabrizio Lugli, dirigente responsabile del settore dei Lavori Pubblici del Comune di Modena– sono mutate non soltanto le normative di riferimento, ma anche le modalità di progettazione.” La terza parte, poi, metterà a confronto la situazione italiana -”nella quale gli architetti, più volte, devono disconoscere il proprio progetto perché realizzato in maniera difforme dall’impresa (la legge lo permette e i cittadini rimangono con un servizio, ma senza architettura”, spiega Lucio Fontana, curatore dell’iniziativa- e quella francese “nella quale a nessuna impresa verrebbe in mente di modificare un progetto. Opera intellettuale e materiale si identificano e i cittadini possono parlare di architettura di città.”


 

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