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Giulio Carlo Argan
Walter Gropius e la Bauhaus
2010
Piccola Biblioteca Einaudi
pp. XXVI – 202
€ 25,00
ISBN 9788806204075
con una nuova introduzione di Marco Biraghi
A più di mezzo secolo dalla sua prima uscita, avvenuta nel 1951, il libro di Argan su Walter Gropius continua a esercitare un ruolo di guida e di stimolo anche per il lettore attuale, dopo averlo fatto per intere schiere di suoi colleghi in passato. Al di là dell’indubbio valore storico di testimonianza, esso è infatti capace di rivolgersi ancora – e in modo fortemente eloquente – all’epoca contemporanea. Innanzitutto, in quanto studio approfondito e attento dell’opera progettuale di Gropius, il cui merito non è soltanto d’inserire correttamente quest’ultima nel quadro delle vicende architettoniche del secolo scorso, ma altresì di farne uno dei tasselli decisivi della cultura moderna cui essa con tanta convinzione e tenacia appartiene. Ma Walter Gropius e la Bauhaus è anche qualcosa d’altro e di più: in quanto appassionata meditazione sui modi e sulle idee dell’avanguardia europea più sensibile alle possibilità offerte dalla civiltà industriale, rappresenta pure una proposta ideologica e critica di largo respiro, che nel corso del tempo ha riscosso molte adesioni e suscitato altrettanti dibattiti. Per Argan la crucialità della scuola Bauhaus consiste nel riflettere la crisi della società tedesca tra le due guerre (e in senso più generale dell’intera cultura moderna), e al tempo stesso nel proporsi come strumento di riforma artistica che ambisce a creare un diverso modello sociale, una vera e propria «società ideale». Né tale compito risulta vanificato ai suoi occhi dalla chiusura d’autorità della scuola da parte del nazismo, né dagli esiti spesso modesti e discutibili dell’attività progettuale di Gropius in America. Il carattere emblematico che la sua figura e la sua opera assumono in queste pagine deriva dall’idea che industrial design, architettura e urbanistica siano unificate e attraversate da un identico valore civile: un’idea nobile e potente che, nonostante la sua apparente sconfitta odierna, riesce ancora una volta a trovare – attraverso le entusiasmanti parole di Argan – le ragioni profonde e universali della propria affermazione.
1 settembre 2010