Abitare è un verbo generalmente usato in forma intransitiva, occasionalmente è usato come sostantivo (es. la cultura dell’Abitare) ma quotidianamente, da millenni, è il verbo che meglio rappresenta il significato della vita dell’uomo sul pianeta. Secondo L. Tesnière, un verbo si comporta come un elemento chimico richiamando intorno a sé un certo numero e tipo di elementi, comportamento da cui deriva il concetto di “valenza“. In forma bivalente transitiva, il verbo abitare regge un complemento diretto: abitiamo la Terra, i suoi luoghi, il suo tempo e anche lo Spazio attorno
ad essa. Oggi, più che mai, abitiamo le città dato che più del 50% della popolazione del pianeta vive in ambito urbano.
La proposta progettuale declina il verbo Abitare in modo Transitivo: abitare eticamente la città riappropriandosi dei suoi spazi, dei suoi tempi e ritmi, secondo sette enunciati
1. Abitare la città su livelli multipli
2. Abitare il parco
3. Abitare la residenza
4. Abitare i luoghi del lavoro
5. Abitare il tempo della mobilità
6. Sostenibilità economica dell’abitare
7. Sostenibilità ambientale dell’abitare
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1. Abitare la città su livelli multipli
La città storica si sviluppa in orizzontale;
La città del Moderno ha tentato la via della verticalità;
La città contemporanea è multilivello.
Il progetto prevede l’integrazione delle funzioni pubbliche e private ai diversi livelli per una declinazione transitiva del concetto di abitare e contro il consumo del suolo. Nella città storica, alla funzione pubblica sono destinati gli spazi del piano terreno o spazi impilati su livelli verticali ma contigui. Non c’è commistione tra pubblico e privato in una città regolata dai confini di proprietà, in cui il giardino e il parco urbano si configurano come hortus conclusus recintati e accessibili solo negli orari diurni.
Nel progetto della Multilayer City, pubblico e privato si sovrappongono e si ibridano consentendo alle persone di abitare la città su livelli multipli. Le nuove esigenze abitative della contemporaneità si basano su una domanda flessibile nel tempo di spazi per l’abitazione, per il lavoro e per il tempo libero. Anche in un contesto come quello Torinese, in cui le oscillazioni quantitative della popolazione sono dovute principalmente al mutare della composizione della famiglia, più che alla variazione delle nascite: si contrae e si espande, si moltiplica (nuovi nuclei autonomi madre-figli e single), si richiede il ripensamento delle tipologie abitative tradizionali.
A questa mutata domanda si contrappone un’offerta di suolo sottodimensionata. Il quadrante Nord- Ovest della Città di Torino costituisce l’ultima grande occasione di trasformazione di aree poste ai limiti della città, oltre le quali si estende la campagna.
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2. Abitare il parco
Il verde pubblico, per sua natura orizzontale, si appropria di alcuni spazi verticali e concorre alla definizione della città multilivello: ove possibile sperimenta soluzioni verticali e si protende sul primo livello degli edifici residenziali e sui livelli alti delle torri. La città diventa teatro di un progetto sistemico dei parchi: il parco di Spina 3, in via di completamento e il parco dei Docks Dora si protendono verso il nuovo “Parco-Passante Rebaudengo-Sempione” (PPRS) che, ampliato, illuminato e caricato di nuove funzioni vitali, costituisce a sua volta, l’origine del nuovo Parco Lineare Gottardo. Si delinea così un nuovo circuito verde urbano in cui è possibile correre, camminare, giocare, assistere a concerti, praticare sport, pedalare su piste ciclabili che consentono anche lunghe percorrenze per una mobilità più sostenibile. Restringendo il campo di analisi al solo ambito di intervento della proposta progettuale, si prevede il collegamento tra il nuovo Parco PPRS, tutte le aree di verde urbano di nuova progettazione e il Parco dei Docks Dora per una fruizione continua degli spazi pubblici all’aperto. Dal sopralluogo e dall’analisi del sito emerge la necessità di mantenere in vita il parco Sempione, di ampliarlo e riposizionarne le funzioni in maniera più ordinata.
Nell’ottica di privilegiare i flussi pedonali e ciclabili, il progetto prevede che il parco abbia una continuità in senso est-ovest realizzando un attraversamento sotto la Spina, da cui deriva il gioco di parole del nome “Nuovo Parco Passante Rebaudengo-Sempione”, ‘passante’ nel senso di ‘attraversante’ la Spina ma anche ‘passante’ per richiamare il Passante Ferroviario. Proprio la struttura del Passante Ferroviario, studiata e analizzata in sezione, evidenzia la possibilità di trasformazione del sandwich binari + strada in un articolato ponte abitato che sfrutti gli spazi attigui al tunnel ferroviario (opportunamente isolato) per ospitare la nuova sede di SPAZIO211, dato che si prevede la demolizione della sede attuale. Il nuovo laboratorio musicale è dotato di sale prova, studio di registrazione e area concerti per performance artistiche e musicali indipendenti, integrando le funzioni già esistenti in SPAZIO211 all’interno di un laboratorio-parco più complesso che offre anche altre possibilità. La ricollocazione degli spazi per la musica nell’area centrale del parco, lontano dalle residenze favorisce la compresenza di funzioni a diversa emissione acustica e inoltre garantisce la vitalità anche notturna del parco che, altrimenti potrebbe trasformarsi in luogo isolato e poco sicuro se lasciato privo di funzioni. In particolare, lo spazio per concerti dispone di palcoscenico che affaccia, tramite parete vetrata, verso il parco sul lato della Cascina Fossata. Questo spazio musicale trasparente offre alla Città la possibilità di ospitare performance al chiuso in sala, per un pubblico ridotto ma anche, di trasformare l’intero parco in un palcoscenico all’aperto con un pubblico vasto che assiste agli spettacoli dal prato, in estate, configurandosi come un Music Lab Park, sulla scia di esperienze positive come per esempio quella del Millenium Park a Chicago.
Per connettere le due ‘sponde’ del Nuovo Parco PPRS, altrimenti divise dalla barriera della Spina, è necessario un movimento di terra che consente l’attraversamento in senso trasversale sotto al livello dei binari del treno, realizzando percorsi con una pendenza massima del 5% a colmare un dislivello di 12 m. Il tracciato della nuova linea metropolitana sulla sede della trincea Sempione-Gottardo è un segno che a partire dalle rappresentazioni della cartografia storica ha costituito il limite sud del parco. Il progetto prevede che questo segno sia evidenziato diventando il percorso privilegiato per collegare le nuove residenze e il parco Lineare, trasformandosi nel segno ordinatore della morfologia del parco. Il raccordo tra la quota del terreno sistemato di via Cigna e il Nuovo Parco Lineare Gottardo avviene all’altezza dell’ultimo tratto: il traffico veicolare di via Sempione si arresta all’ultimo incrocio prima di via Cigna mentre i flussi ciclabili e pedonali si immettono nel parco PPRS utilizzando il sottopassaggio esistente che attualmente dà accesso alle piscine e alle scuole. Assicurata la continuità del parco in senso est-ovest, anche il ridisegno delle strutture sportive dello “Sport Park” assume maggiore chiarezza, configurando un’area per lo sport in senso trasversale alla Spina. A Ovest trova posto la zona degli sport di squadra con il nuovo campo da calcio, direttamente accessibile da Via Fossata e i campi da basket. A Est invece il parco ospita la scuola esistente e le strutture per gli sport d’acqua. La vasca dei tuffi è eliminata per lasciare lo spazio al terreno di raccordarsi con la quota -12m tramite la realizzazione di una cascata d’acqua che costituisce insieme il limite Nord Est della zona sportiva e l’ideale sfondo scenico per la nuova piazza di attestamento della linea metropolitana.
Il progetto del verde integra il disegno di una lunga vasca d’acqua che richiama i canali di irrigazione rilevati dall’analisi della cartografia storica. Il segno della nuova vasca ha inizio a Ovest nel punto in cui la ‘Gora’, derivante dal Canal Vieux, (Catasto Francese, 1805) si innestava dalla via Fossata perpendicolarmente alla Route d’Italie, via che in seguito determina la posizione dei Binari della Ferrovia Vittorio Emanuele (Catasto Rabbini 1866 e successive mappe). Nel progetto del nuovo parco, la linea d’acqua termina a Est nella vasca di raccolta della cascata. Si tratta di un sistema a ri-circolo che sfrutta la raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione degli orti urbani collocati al limite Nord-Ovest del Parco, sotto i raccordi ad anello di corso Grosseto. La presenza dell’acqua e degli orti va nella direzione di un riequilibrio eco-metropolitano con la proposta di realizzare anche una serra didattica all’interno di un progetto strutturato di Garden Lab Park. Svanita l’illusione di poter realizzare la Città-Giardino, ciò che oggi l’architetto concretamente può e deve fare è cercare di dirigere il proprio operato verso la nuova frontiera eco-metropolita per declinare ilparadigma bio-ecologico (Cfr. Manifesto Uia, Torino 2008, Dalla Crisi di Megacity e degli Ecosistemi verso Eco-Metropoli e l’era post-consumista).
3. Abitare la residenza
Anche la residenza sperimentale declina il concetto di Multilayer City acquistando vitalità ai diversi livelli. L’interazione principale tra pubblico e privato si ha soprattutto ai livelli 0 e + 1 in cui è possibile accedere agli esercizi commerciali tramite corti multiple che garantiscono i collegamenti verticali e consentono l’illuminazione e l’aerazione naturale dei negozi che vi si affacciano. I percorsi interni sono organizzati in modo da differenziare i flussi e percorrere la minore distanza possibile da un corte all’altra e da un nucleo all’altro.
Al livello +1, il gioco dei volumi a sbalzo degli edifici residenziali crea ombreggiamento naturale per la sosta e il relax. Ai piani superiori si rivela la sperimentalità della proposta che prevede la ricomposizione morfologica delle diverse tipologie di residenze secondo il massimo grado di flessibilità per una migliore adattabilità degli appartamenti ai diversi nuclei famigliari e alle mutate esigenze della domanda di residenza. Alcuni blocchi sono destinati all’Housing Sociale, garantendo in questo modo la mixitè sociale della popolazione residente. La sperimentazione propone di realizzare alcuni spazi di co-housing per tutti, non destinati in esclusiva ad alcune fasce privilegiate di residenti. La novità rispetto a proposte di co-housing già sperimentate sta nel configurare come spazi condivisi, non solo i locali di servizio come le lavanderie per giovani single e anziani e i laboratori attrezzati di bricolage e hobbistica ma anche e soprattutto gli spazi di aggregazione per le attività del tempo libero: cucine-laboratorio per la socializzazione, locali per riunioni e feste. Questi spazi privati a uso dei residenti, possono essere inoltre resi disponibili in locazione ai non-residenti per sostenerne in parte i costi di manutenzione. I confini dell’area di progetto sono stati considerati come linee tratteggiate di una mappa mentale che non separi il nuovo dall’esistente. Innalzare la qualità di vita della residenza significa anche proporre una soluzione di dialogo tra gli edifici esistenti e la nuova proposta progettuale, attraverso diverse scale di interventi. Alcuni interventi alla scala minuta, immediatamente realizzabili, possono comprendere il ridisegno dei fronti degli edifici residenziali esistenti tramite interventi di restyling: non una sorta di ‘cosmesi urbana’ ma un vero e programma condiviso di Urban Paintings in cui gli spazi da dipingere sono costituiti dai ‘back-side’ degli edifici. In tutto l’ambito dell’intervento, ma soprattutto nell’area che fronteggia la Cascina Fossata, il programma potrebbe prevedere incentivi per la demolizione dei bassi fabbricati e dei garage fuori terra per i complessi residenziali che prevedono la ricostruzione in sottosuolo. Quando le corti saranno liberate dall’intasamento dei volumi bassi, i fronti “secondari” degli edifici, i back-side, ripuliti dalle superfetazioni potranno diventare superfici da destinare al programma di arte pubblica urbana.
Il Progetto della residenza prevede la realizzazione di un complesso sperimentale che consenta ai suoi abitanti di abitare in un luogo ben collegato con il centro della città ma con un’alta percentuale di verde, ben accessibile e dotato di funzioni commerciali e servizi pubblici. Mixitè sociale, diversificazione dei tagli e della tipologia degli appartamenti, spazi verdi collettivi, tetti giardino sono gli elementi che concorrono a determinare un alto livello della qualità di vita, insieme all’alta accessibilità e alla buona localizzazione dell’intervento. Il complesso si sviluppa su una piastra di circa 20.000 mq, alta un piano fuori terra, in cui si integrano funzioni commerciali, servizi e pubblici esercizi. La piastra quadrangolare ha accessi pedonali sui 4 lati e accessi veicolari da via Cigna, tramite rampe discendenti ai piani interrati, cui si affiancano le rampe pedonali per la salita alla terrazza del piano +1. L’accorpamento delle rampe pedonali e veicolari è studiato per minimizzare l’impatto delle interruzioni rispetto ai marciapiedi e alle carreggiate di via Cigna. Poiché il complesso attirerà un alto carico veicolare, si prevede di realizzare due piani di parcheggio interrato: il livello -2 da destinare al parcheggio pubblico e il livello -1 da destinare al parcheggio privato. I collegamenti verticali sono realizzati tramite ascensori con stop pubblici ai piani del commercio e ai piani di verde pubblico. Per l’accesso ai piani di residenza privata, i residenti digiteranno un codice privato. Al piano terreno le metrature e la quantità degli spazi (locali per negozio, per pubblico esercizio, locali per servizi) che si renderanno disponibili, saranno determinate in base alla diversificazione del target di riferimento. Non sarà presente la grande distribuzione in quanto non sostenibile da un punto di vista commerciale data la vicinanza con il Centro Commerciale Dora.
Abitare i luoghi del lavoro implica il migliorare degli spazi e delle condizioni di lavoro, migliorare la qualità del tempo trascorso sul luogo del lavoro compresi i momenti della mobilità da e per l’ufficio. La proposta progettuale prevede la realizzazione di tre torri in cui le funzioni del terziario, del residenziale (alberghiero e residenze di alto profilo) e del pubblico si integrano secondo il criterio della Multilayer City. Le aree destinate a uffici comprendono spazi flessibili in cui le dimensioni delle diverse sottozone possono variare con l’utilizzo di setti e arredi mobili privilegiando il co-working: da un lato postazioni private con desk e eventuali strumenti informatici, dall’altro aree comuni per il relax, sale attrezzate per le conferenze e meeting-room di diverse dimensioni. Nelle torri, anche gli spazi di relazione prevedono l’integrazione pubblico-privato: sono presenti servizi collettivi per il Baby Parking dei dipendenti, uffici comuni per le “Temporary activities”. La localizzazione delle torri, concentrate nella zona di maggiore accessibilità dai luoghi in cui converge la densità dei flussi veicolari e pedonali, è strategica rispetto all’economia dei percorsi. L’infrastruttura è strategia, per questo si prevede di realizzare la Superpiazza di collegamento tra le torri come luogo di commercio e relax. I dipendenti degli uffici possono trascorrere la pausa pranzo nella galleria commerciale o scendere nella piazza progettata tra la residenza e l’edificio della metropolitana, oppure andare al parco.
I luoghi del lavoro si configurano pertanto come singole porzioni di un sistema multilivello che non è mai completamente disabitato. La collocazione delle residenze ai piani alti, alternate ai servizi pubblici, rende vitale le torri di giorno e di notte.
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5. Abitare il tempo della mobilità
La partita principale per un progetto vincente nell’ambito di Spina 4 si gioca sul campo della mobilità. Il progetto considera i flussi esistenti e le soluzioni già in atto e, nell’ottica di raggiungere la migliore integrazione tra sistemi hard (linea 2 della Metropolitana e Passante Ferroviario) e soft (traffico pedonale, ciclabile e viario), attribuisce priorità ai percorsi pedonali e realizza 3 percorsi principali:
– la SUPERPIAZZA sopraelevata a scavalco sopra la Spina
– il ponte abitato sotto al passante ferroviario
– VETRINA PER TORINO al piano I della stazione metro
Nell’analisi dei flussi è stata attribuita importanza prioritaria ai percorsi pedonali, dato anche l’aumento del carico insediativo che Spina 4 prevede in futuro, per questo motivo il pedone è l’unico che può attraversare la città su tutti i livelli: underground (in entrata e in uscita dalla metropolitana e dal treno), a raso, e su percorsi sopraelevati privilegiati. I flussi viari si concentrano su via Lauro Rossi (in senso est-ovest) e, sulla Spina in senso nord-sud e sono rallentati in prossimità delle rotonde e degli attraversamenti già previsti dal disegno della Spina. La percezione della città in ingresso e in uscita, percorrendo la Spina è segnata dalla presenza delle torri e della piazza sopraelevata, evidente richiamo alla porta urbana. Per consentire il disegno del nuovo spazio di relazione (piazza) secondo criteri di unitarietà e continuità, il progetto prevede la realizzazione di una piazza-passante sopraelevata. La sua forma è determinata dall’analisi dei flussi esistenti e futuri in ragione della costruzione della nuova Stazione Rebaudengo e dalla distribuzione degli accessi in pianta (parcheggi, rampe, marciapiedi, collegamenti verticali).
La Superpiazza nasce dalla necessità di collocare i flussi pedonali di attraversamento, a scavalco sulla Spina, e si configura come luogo di relazione in cui si collocano esercizi pubblici, attività commerciali connesse alla mobilità e un sistema del verde e del relax che consente di osservare la città da un punto di vista inedito a 20 metri di altezza. Progettare una mobilità più sostenibile significa inoltre abitare il tempo della mobilità: integrare nella vita quotidiana i ritmi della mobilità su diversi mezzi di trasporto e inoltre riappropriarsi del tempo di attesa dei mezzi pubblici. In un’area ad alta densità per l’interscambio tra mezzo di trasporto pubblico e privato, assume grande importanza l’edificio della stazione della metropolitana, pensato come diaframma trasparente accessibile dalla Spina, dai binari della nuova Linea 2 e dalla nuova piazza. L’edificio è costituito da uno spazio underground di approdo, da uno spazio al piano terreno per i flussi di attraversamento pedonali e da uno spazio espositivo al piano superiore in cui è possibile ‘informare il tempo dell’attesa’. Alla fine della giornata lavorativa, i pendolari in uscita dalla città, in arrivo dalla metropolitana e in attesa di un treno in transito alla Stazione Rebaudengo, possono trascorrere l’attesa informandosi sulle attività espositive e sugli eventi in programma in città. L’ampio spazio al piano superiore è flessibile e prevede usi molteplici. Potrebbe ospitare le preview delle mostre temporanee organizzate dalla Fondazione Torino Musei, esponendo alcuni oggetti di richiamo come per esempio automobili o mezzi di trasporto come “Vetrina” delle attività del Museo dell’Automobile, oppure potrebbe essere attrezzato con schermi touch-screen per una comunicazione interattiva degli eventi previsti in città. Data lo localizzazione della struttura alla porta Nord della città, l’impiego dell’edificio come “Vetrina per Torino” risulta strategica.
6. Sostenibilità economica dell’abitare
La complessità, sottesa alla progettazione dell’“abitare” durante le fasi di ideazione, contestualizzazione, realizzazione e gestione, si manifesta anche nel momento in cui il progettista si scontra con la dimensione economico-finanziaria della sostenibilità. Tale dimensione si esplicita in un approccio al progetto consapevole delle sue ricadute, sia in termini di ritorni per i soggetti coinvolti (pubblico-privati) portatori di interessi, di capitali e di risorse, sia in chiave di bisogni da parte dell’utenza. Nello specifico, progettare una città multilivello con il parco le residenze, esercizi commerciali, centri direzionali, spazi ricreativi ed interconnessioni infrastrutturali con il tessuto esistente, non significa solo dare una forma ai luoghi e un senso alle relazioni funzionali, ma significa anche ricercare un complessivo equilibrio di carattere sia economico-finanziario sia sociale. La proposta progettuale intende confrontarsi con tali aspetti lungo tutto il suo ciclo, partendo dal presupposto che l’area in oggetto è un tassello di un quadro competitivo cittadino, in cui alcune caratteristiche sono date (offerta di servizi, funzioni e attività attuali e domanda/fruitori attuali) e si confrontano con la necessità di nuovi bisogni sia disattesi e non soddisfatti, sia individuati nelle nuove funzioni. Alla base di una valutazione equilibrata, in grado cioè di interpretare correttamente le esigenze della società e le prospettive della Pubblica Amministrazione, non può mancare un’accurata analisi della domanda reale, nonché di quella potenziale e di quella futura. Il progetto ha configurato la sua ricomposizione morfologica e funzionale anche a partire dall’analisi – per l’ambito Variante 200 in relazione al quadro generale cittadino – dell’offerta attuale delle attività e delle funzioni per comparti e in particolare analizzando la composizione dell’utenza attuale, al fine di individuare qualitativamente i segmenti di domanda dell’abitare responsabile. Una segmentazione ragionata e appropriata delle destinazioni d’uso degli spazi in progetto, unitamente a una logica distribuzione delle metrature realizzabili rispetto alle diverse destinazioni d’uso individuate, costituisce, infatti, uno dei presupposti su cui si fonda la sostenibilità economico-finanziaria.
La proposta, che ha come punto di forza la mixité sociale, si confronta con le regole del mercato e dunque con le differenti aspettative di convenienza economico-finanziaria degli investitori sia pubblici sia privati: il progetto va ad intercettare e attrarre sia nuova domanda non soddisfatta, mobile sul territorio e disposta a cambiare il proprio luogo di residenza, sia quel target di domanda che vive la residenzialità secondo il concetto del co-housing, non solo come semplice utopia, ma anche come una risposta a target di utenti con solvibilità limitata da vincoli di reddito e da bilanci familiari non elevati (giovani coppie, famiglie con figli o con anziani o mononucleari a basso reddito). Se l’obiettivo è quindi quello di raggiungere, attraverso il progetto, un equilibrio non solamente estetico-funzionale, ma anche economicofinanziario, risulta evidente che la progettazione dell’“abitare” deve essere guidata da un approccio “flessibile”. La flessibilità del progetto qui esplicitato riflette, infatti, un’analisi della domanda – reale e potenzialemolto diversificata, nonché un equilibrio economico-finanziario perseguibile attraverso scenari di finanziamento e di investimento che seguono logiche miste. Infatti, a fronte di un quadro di risorse sempre scarse, la declinazione del progetto secondo un assetto multifunzionale sia orizzontale sia verticale prefigura una progettazione finanziaria (scenari di project financing) dove vengono ripartiti convenienze, redditività e rischi tra soggetto pubblico e soggetti privati: ad esempio, i significativi costi di realizzazione delle aree a verde e a parco potrebbero essere parzialmente sostenuti dagli oneri derivanti dalla realizzazione di residenza e terziario (torri). […]
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7. Sostenibilità ambientale dell’abitare
Le risorse esistono anche in ambiente urbano e un progetto che prevede nuove costruzioni ha il dovere di integrare sistemi capaci di sfruttare tali risorse.
Acqua
L’acqua meteorica, in particolare, ha trovato nelle città l’impedimento più forte al suo naturale ciclo di assorbimento nelle falde sotterranee. L’edificazione, da problema può essere convertita in elemento potenzialmente positivo se implementata di tecnologie di recupero dell’acqua piovana. Il costruito diventa superficie captante e l’acqua raccolta rientra subito nel ciclo delle attività umane senza passare per la falda. Se si analizzano le necessità idriche di un individuo medio è possibile definire quali porzioni del suo fabbisogno giornaliero di acqua possono essere soddisfatte con l’utilizzo di acqua piovana, con conseguente risparmio di acqua potabile. I calcoli effettuati per il pre-dimensionamento dei sistemi di raccolta dell’acqua si basano sui rilevamenti pluviometrici del 2009 della Stazione Metereologica di Caselle. Su una media di 900 mm di pioggia annui, si è stimata un’efficienza del sistema di raccolta pari al 30% che garantisce un approvvigionamento idrico di circa 4.500.000 l annui. Con questa quantità d’acqua è possibile ottenere una totale copertura del fabbisogno idrico per persona per l’alimentazione degli scarichi wc e le attività di pulizie domestiche. La piastra commerciale al di sotto del complesso residenziale consente la gestione centralizzata della raccolta dell’acqua, del suo filtraggio (trattamento acque di Prima Pioggia) e della sua ridistribuzione sistemica.
Sole
Il progetto risponde ai parametri richiesti dall’Allegato Energetico Ambientale del Regolamento Edilizio della Città di Torino e prevede l’integrazione di solare termico e fotovoltaico sulle coperture degli edifici e integrato in facciata. Le superfici di copertura delle torri prevedono l’installazione di impianti totalmente integrati. Il complesso residenziale alterna tetti fotovoltaici a tetti verdi che incrementano l’inerzia termica della copertura e riducono il fenomeno di isola di calore prodotto dalla riflessione della radiazione solare delle città.
Movimento
Dato il potenziale di scambio intermodale della Spina 4, si prevede di utilizzare i flussi veicolari in ingresso e uscita dalla città e i flussi pedonali come fonte energetica. Il progetto prevede di installare tappeti piezoelettrici come tecnologia sperimentale per la produzione di energia elettrica. La piezoelettricità è la proprietà di alcuni cristalli di generare differenza di potenziale quando sono soggetti a stress meccanico. Utilizzando questo principio è possibile convertire l’energia cinetica in elettrica. Localizzate al di sotto delle strisce di attraversamento pedonali, le superfici piezoelettriche trasformano la compressione prodotta da pedoni e autoveicoli in energia. Il potenziale di questa tecnologia è la sua capacità di trasformare gli utenti in produttori involontari, materializzando i flussi della mobilità in flussi di energia.
di Graziella Roccella, Alessandro Capello, Paolo Carignano e Fabio Vignolo