Indicazioni di Piano e idea matrice
L’unica certezza dei prossimi anni è che la ferrovia e la metropolitana costituiranno due strutture ipogee inalienabili, con il loro tracciato e la giacitura dei livelli del ferro.
Una seconda certezza verrà dal disegno definitivo della Spina veicolare di superficie.
Anche se Torino presenta innumerevoli assi urbani di largo calibro, la posizione e il carattere del tracciato viario che attraversa la nostra area sarà un elemento di divisione permanente tra la zona a nord-ovest di via Venezia e la restante area a sud-est.
Nessun disegno e piantumazione possono trasformare un asse con sei corsie, spartitraffico e due controviali in un elemento di connessione trasversale della città.
Il suggerimento degli schemi allegati al bando è quello di connettere est ed ovest con una saturazione del tessuto, costruendo una continuità tipo-morfologica nella tradizione della media periferia. Dislocare un invaso di grande dimensione al centro del nuovo tessuto e minimizzare la cesura prodotta dagli 70 metri di sezione stradale.
Una piazza ordita est-ovest attraversata da un’autostrada tesa tra nord e sud.
Abbiamo accettato la sfida con qualche cautela: connettere le parti di città, attraverso la Spina, mediante spazi pubblici molteplici e non mediante un solo spazio centrale.
Strutturazione degli spazi pubblici destinati al parco
1. Dilatare il parco in direzione nord sud.
Per costruire una connessione trasversale occorre, a nostro parere, innervare tutto il sistema ad est con un unico, variato, parco urbano, fortemente caratterizzato dalla definizione dei suoi bordi. Non un frammento di costruito “dentro” un verde, ma un grande spazio verde “dentro” un sistema di bordi definiti architettonicamente. Abbiamo chiamato i due parchi della zona est Parco A e B.
2. Progettare il contatto con la spina come una nuova orografia artificiale.
E’ stata così definita una variazione altimetrica dei due parchi per portare la quota del verde a + 6,00 in punti salienti aderenti alla nuova viabilità. Nel Parco A è un argine che organizza il piede delle residenze universitarie e consente una passeggiata alta sopra la fascia dei servizi aperta verso la Spina. Nel Parco B è una lieve ondulazione che integra la Spina con sequenze visive alternate. In entrambi i bordi il parco trova due punti di attraversamento “naturali” tra est e ovest, ai quali si perviene passeggiando nel verde.
3. Costruire la connessione urbana est-ovest attraverso i parchi
Il Parco C, ad ovest della spina, ripete l’ondulazione e consente l’approdo degli attraversamenti. L’orografia artificiale tra Parco B e C definisce una sequenza che consente la vista tra i due parchi a quota 0,00 e dalla Spina agli spazi verdi. Tra via Venezia e l’Argine delle case per studenti si stabilisce invece un rimando tra bordi costruiti, connessi da due ponti pedonali. Tra via Venezia e Parco A gli attraversamenti sono dettati dagli allargamenti del tessuto esistente.
Connettere la città compatta attraverso uno spazio di nuova generazione
1. Un polo di attrazione tra tre parchi
Lo spazio urbano maggiore non è una piazza, ma un luogo tridimensionale che “drena” il Parco A e B in una zona densa, per farla passare verso il Parco C in una condizione di spazio perimetrato diverso dalle connessione prodotte nelle zone verdi descritte. Non più un vuoto in un tessuto, ma un’ansa urbana su cui si attestano i tre parchi in modo diverso, come diversa è la natura di ognuno di loro. Non la saldatura tra due tessuti della città compatta, ma la città compatta che si riversa in tre parchi e, attraverso di loro, trova un attraversamento significativo baricentrico.
2. Continuità tra Parco A e B attraverso il nuovo spazio urbano
Per garantire quanto descritto, la nuova Ansa urbana deve filtrare i due Parchi consentendo una permeabilità nord-sud. Il verde attraversa il nuovo spazio passando dai percorsi in calcestre al suolo più duro del cemento lavato, per ritrovare il prato e il calcestre oltre l’invaso.
Per garantire la discontinuità tra A e B viene invece costruita una scatola prospettica. Non più un invaso con un bordo continuo, un interno chiuso, ma lo scatto verticale del bordo ovest lungo la Spina e del bordo est lungo via Cigna che risvoltano e conducono in questo spazio il parco A e B appoggiandoli sul proprio spessore costruito.
3. Uno spazio su tre livelli
A quota 0,00 l’Ansa connette il Parco A e B, garantendo la percorribilità pedonale.
“La città che passa.” Il suo spazio pavimentato, apparentemente tradizionale, è il tetto dell’edificio ipogeo. A quota -5,00 una corte di forma mistilinea costituisce il fulcro del sistema ipogeo del commercio e dei servizi. Questa quota consente la connessione con la stazione Metro (-7,00) con rampe dolci e quindi costituisce il vestibolo urbano di grande dimensione ( 120×30 m) da e per il sistema dei trasporti, grazie alla connessione tra Stazione ferroviaria e Metropolitana. I parchi A e B scendono alla quota -5,00 con tagli piantumati nel terreno del parco e rampe al 5%. La corte mistilinea costituisce un traguardo percettivo in luce diurna per chi scende dal parco nelle rampe. Trattato da esterno ad esterno, il cambio di quota configura un’ulteriore orografia artificiale percepita come “naturale”.
“La città che scende”, ma anche “la città che sale” dalle reti infrastrutturali.
A quota + 4,00 scorre una strada ciclo-pedonale che collega tutti gli spazi di lavoro delle Giovani aziende e le aree del tempo libero. Il percorso è teso tra il bordo di connessione con il Parco C e il bordo costruito su via Cigna. Entrambi questi luoghi hanno quota pedonale 0,00 e +4,00 costruita con un’attenta disposizione di attività di grande attrattività. Percorrendo la quota alta si connettono pedonalmente est ed ovest al di sopra della Spina. “La città che sale”, ma anche la “città che scende” dalla zona degli spettacoli e del lavoro.
Una nuova forma urbana senza addizione di disegno urbano
La nuova Ansa Urbana viene disegnata “automaticamente” dalle giaciture esistenti.
Siamo contrari alla sovrapposizione arbitraria di un disegno a scala della città.
Il metodo è di completare ogni bordo con i caratteri planimetrici specifici, una corografia di progetti puntuali che risolvano piccoli o grandi temi planimetrici. Lo spazio pubblico è un sistema di “distinzione” tra parti ereditate. Non una ricucitura, ma una sutura dei frammenti e una loro messa a distanza. Ai progetti di completamento dei bordi viene affidato il compito del cambio di scala dalla relazione con il contesto prossimo alla realzione con il nuovo spazio pubblico. Abbiamo ricercato elementi di dimensione riconoscibile, realizzabili con un progetto architettonico unitario, posizionati per rivelare dimensioni significative dei tracciati esistenti. La relazione tra singolo elemento architettonico, giacitura e limiti, dà una risposta al bordo che si intende modificare. Ogni macromorfologia misura e trasforma la porzione stabilita di bordo con il proprio sistema di spazi pubblici intermedi, le proprie altezze, forme dell’abitare, gli scatti di quota. […]
Morfologie e architettura
E’ difficile stabilire una linea certa di demarcazione tra disegno urbano tridimensionale e suo sviluppo. Il progetto è pensato nei soli termini in cui lo spazio e il paesaggio sono progettabili: come architetture.
Lo sforzo è stato di individuare le soglie dimensionali di ogni possibile progetto, che noi abbiamo poi schematizzato nei suoi lineamenti non solo planimetrici, ma tipologico-formali. Soglie che evitino la possibilità di un “unicum” stilistico o, ancor peggio, macrodimensionale, evitino cioè l’edificio unico declinato come frammento urbano. La ripartizione in 6 “Bordi” è poi stata ulteriormente analizzata dal punto di vista della scomposizione motivata in singoli apporti “autoriali” codificati da concorsi specifici, un po’ sulla falsa riga della bella realizzazione della macromorfologia parigina di Buffi al Parc de Bercy, dove un’insula di nuova generazione è stata realizzata da 8 grandi architetti che hanno accettato di lavorare “gomito a gomito”. Lo schema che indica le modalità di concorso è accompagnato da una variazione dei pezzi, studiata, ma non approfondita, che suggerisce l’idea di uno scenario possibile. […]
di Galantino Associati