Nel 1995 viene pubblicato per The Monacelli Press S, M, L, XL, un libro sperimentale nel panorama della coeva letteratura architettonica, che si presta a più livelli di lettura tra loro complementari. Vi sono raccolti, in ordine di dimensione, i progetti elaborati dallo studio Office for Metropolitan Architecture (OMA) accompagnati da materiali sorprendentemente eterogenei – relazioni, fotografie scattate durante i viaggi, mappe, ritratti fotografici, immagini pubblicitarie – e i relativi saggi teorici scritti da Rem Koolhaas. Per certi versi S, M, L, XL può essere considerato una monografia dei progetti di OMA e al contempo un’antologia atipica, quanto significativa, dei testi di Koolhaas. Tra quest’ultimi è compreso un saggio dedicato all’analisi e alla critica della città di Singapore: Singapore songlines. Portrait of a Potemkin Metropolis… Or Thirty years of Tabula Rasa, inserito nella sezione “XL – extra large” e ultimato nello stesso anno di pubblicazione del volume. Nelle 1344 pagine che compongono S, M, L, XL le considerazioni di Koolhaas su Singapore si confondono intenzionalmente ai progetti e agli altri testi che si susseguono secondo una “controllata confusione”.
Merito della casa editrice Quodlibet è di aver individuato, isolato e pubblicato questo straordinario scritto che, a distanza di quindici anni dalla sua apparizione, rimane di estrema attualità – e utilità – per chi desidera apprestarsi alla lettura della città contemporanea e approfondirne la conoscenza. Estrapolato dal suo contesto originario, senza tuttavia perdere di efficacia, il saggio costituisce per il lettore sia uno strumento di interpretazione delle trasformazioni urbane innescate dalla globalizzazione sia l’introduzione alla ricerca teorico-analitica che dalla metà degli anni novanta Rem Koolhaas intraprende sulle città asiatiche. Il volume è arricchito da una breve – quanto preziosa – introduzione di Koolhaas, che da sola arriva a giustificare l’acquisto del libro. L’autore racconta il suo interesse per l’indagine sulla città coltivato a partire dallo studio sulla «“vecchia” New York» sino alle ricerche condotte alla Harvard School of Design sulle nuove metropoli orientali, un lungo percorso rispetto al quale il saggio Singapore Songlines rappresenta una tappa centrale.
Singapore, considerata un reale “modello di città contemporanea”, è il luogo in cui viene attuato, e reiterato, un progetto urbanistico-architettonico basato sulla rimozione, la distruzione e la sostituzione di parti del tessuto urbano, ossia la realizzazione dell’utopia moderna della tabula rasa. La città viene dunque sottoposta a una condizione di instabilità permanente. Preso atto del «declino dell’influenza dell’Occidente nella formulazione della città», Koolhaas indaga Singapore con estrema attenzione alle sue peculiari condizioni politiche ed economiche e la definisce una «pura intenzione», «un caso unico di “ecologia del contemporaneo”». Profetizza che da lì a breve lo schema urbano di Singapore e il programma che la definisce influenzeranno il futuro sviluppo mentropolitano della Cina. A conclusione del saggio afferma infatti: «Nasceranno nuove Singapore su tutto il continente. Il suo modello darà l’impronta della modernizzazone della Cina. Due miliardi di persone non possono sbagliarsi», sebbene nell’introduzione all’edizione italiana arriva a corregere il proprio vaticinio: «Mentre scrivevo, sembrava che Singapore fosse destinata a essere il modello per lo sviluppo della Cina, cosa che si è rivelata un pio desiderio. In una certa misura, è diventata un modello per l’ambiente che ci circonda: molti dei suoi temi, attualmente, infestano il nostro cortile di casa».
I processi che hanno definito Singapore, tra cui la presenza di un sistema politico autoritario e l’applicazione del principio della tabula rasa portato alle sue massime conseguenze, sono convergenti coi presupposti teorici della Generic City [Città Generica], a cui viene dedicato uno specifico saggio incluso nella medesima sezione di S, M, L, XL. Scrive infatti Koolhaas: «Tutte le Città Generiche sono generate dalla tabula rasa; se non c’era niente, ora ci sono loro; se c’era qualcosa, lo hanno rimpiazzato». I saggi su Singapore e la Generic City sono dunque strettamente correlati: del resto è lo stesso autore ad ammettere che la prima stesura della Città Generica è «una versione un po’ camuffata, astratta e generalizzata di Songlines».
Rem Koolhaas, Singapore songlines. Ritratto di una metropoli Potemkin… o trent’anni di tabula rasa, (a cura di Manfredo di Robilant), Quodlibet, Macerata 2010
Silvia Micheli
22.10.2010