di Marco Biraghi
Il terremoto che ha colpito il Giappone è una cosa seria. Lo tsunami che si è abbattuto sulle sue coste, il pericolo nucleare che ne è conseguito – sono cose serie.
La tenuta delle costruzioni antisismiche giapponesi si è dimostrata affidabile. La reazione dei giapponesi di fronte al disastro è apparsa composta. Nel complesso, una lezione di serietà.
Rivolgere il proprio pensiero al Giappone, in questo momento, non significa soltanto solidarizzare idealmente con chi è stato colpito da un’immane catastrofe, ma significa soprattutto, per chi vive in Italia, distogliere per un po’ il proprio pensiero da un Paese in cui nulla – da qualunque parte lo si osservi e in qualunque modo lo si giudichi – risulta mai serio. Nemmeno le tragedie. Nemmeno le commedie.
Difficile invidiare i giapponesi nelle circostanze attuali. Eppure – nonostante le immagini di terrificanti distruzioni che giungono dal Giappone – altrettanto difficile è resistere al senso d’invidia per un popolo per il quale l’esistenza può anche essere difficile, può anche essere tragica, ma è una cosa seria.
13 marzo 2011