di Marco Biraghi
«La sede della banca deve dire: qui il tuo denaro è custodito saldamente e con oculatezza da gente onesta» (A. Loos, Architettura, 1910). Per farlo, le banche hanno sempre scelto un aspetto severo, un linguaggio sobrio e materiali che con la loro solidità e ricchezza stanno a testimoniare l’affidabilità delle finanze sulle quali riposano. Da qualche tempo a questa parte, tuttavia, in Italia, questi assunti in apparenza inamovibili hanno incominciato a vacillare. Dapprima sono state le filiali Unicredit Banca ad assumere una parvenza meno seriosa e più colorata (bianco e arancione), meno granitica e più plastificata, e dunque più simile a quella di altri tipi di attività commerciali (negozi di telefonia o catene di abbigliamento a basso costo).
Poi è stata la volta di CheBanca! (gruppo Mediobanca). Un nome, un programma. Colore dominante, il giallo acceso; arredi con angoli stondati bianco candido e giallo dai profili sagomati; superfici lisce e pure; luci a tubo fluorescente incassate nelle controsoffittature e nei volumi, di colore bianco latte; grandi schermi al plasma a filo parete; qua e là, qualche complemento d’arredo che potrebbe benissimo trovar posto in una casa privata (soprammobili, articoli sportivi, giocattoli). Le postazioni in cui gli impiegati ricevono i clienti sono più simili alle cabine di un quiz televisivo o a piccoli boudoir futuribili che non al vecchio sportello davanti al quale un tempo si attendeva pazientemente il proprio turno. L’impressione complessiva che vuole comunicare CheBanca! è con tutta evidenza quella di trovarsi in un luogo contemporaneo, tecnologico, dinamico, al passo coi tempi (o addirittura, precursore di essi); un luogo non necessariamente ricco o fastoso, quanto piuttosto efficiente e proficuo: un luogo allegro, divertente, forse soltanto lievemente freddino. Comunque, tutto fuorché una banca.
Ancora più recentemente è nata Extrabanca, «il primo istituto di credito per immigrati» (44 soci, di cui i principali sono Fondazione Cariplo e Generali Assicurazioni). A suo proposito dice Camilla Croce, design director di Crea International (studio di retail design che ha firmato anche gli spazi di Unicredit e CheBanca!): «Abbiamo voluto destrutturare il concetto tipico di cassa, creando postazioni confortevoli semicircolari, in cui cliente e consulente possono conversare in modo informale seduti l’uno accanto all’altro. Il biglietto da visita della nuova filiale Extrabanca è di sicuro la vetrina. Insegne esterne in legno di noce canaletto riportano il logo Extrabanca retroilluminato, mentre quelle a bandiera previste all’interno rinforzano la visibilità attraverso il rosso pieno del logotipo. Abbiamo puntato su un concetto di comunicazione visiva forte in facciata sia attraverso un sofisticato sistema di illuminazione dinamica notturna a Led RGB, che un linguaggio grafico – composto da una sovrapposizione di linee fluide e sinuose – che si snoda lungo tutte le vetrine e le pareti della filiale – quasi a voler rinforzare l’idea di banca che ti accompagna nel tuo percorso di crescita e realizzazione». Più che una banca, un negozio di mobili.
Ormai le banche stanno progressivamente abbandonando l’ambizione di ispirare fiducia e di comunicare senso di perennità. In una società in cui tutto si spettacolarizza, anche la banca finisce per ridursi a una semplice immagine: immagine da inventare, da promuovere, da rinnovare. L’ultima banca-immagine in ordine di tempo è LABanca Bassilichi, «una concept bank temporanea attraverso la quale la società toscana intende mostrare a clienti attuali e (si augura) futuri la sua idea di banca moderna». Sarà per il nome che evoca scenari più culinari che bancari; sarà per la grafica corsiva e un po’ ipnotica; sarà per la mobilia giocosa; sarà per lo sportello bancomat che sembra più che altro un jukebox – sarà per tutto questo, o non so per che cos’altro ancora, ma io a questa banca non affiderei i miei risparmi. Avrei paura di trovarci al suo posto, un mattino, un negozio di design o di cibi macrobiotici. E non potrei neppure dire di non essere stato avvertito: «una concept bank temporanea…».
5 aprile 2011