di Elena Scattolini
L’Hudson River Park si sviluppa lungo il waterfront del fiume Hudson a partire da Battery Park all’ estremità sud fino all’area di Clinton a nord, per una lunghezza complessiva di 8 km lungo i quali si dipana un percorso pedonale e ciclabile che collega le differenti aree interne al parco stesso. E’ il secondo parco di Manhattan per estensione dopo Central Park e, in virtù del suo sviluppo lineare, fronteggia aree residenziali tra loro molto diverse per densità e tipologie edilizie, prestandosi così a un disegno eterogeneo delle varie parti che lo costituiscono.
Il progetto, finanziato dallo Stato di New York e dalla municipalità, fa parte di un programma più generale di riqualificazione del waterfront, tradizionalmente monopolizzato dall’industria navale e da attività commerciali, in passato caratterizzato da condizioni di degrado e criminalità. I lavori per la realizzazione del parco iniziarono nel 1999 presso il Greenwich Village e attualmente alcune aree sono ancora in fase di completamento.
Lo spazio viene organizzato come una successione di “strisce” che si sviluppano perpendicolarmente al waterfront, progettate da diversi architetti, paesaggisti e artisti contemporanei. Una delle principali caratteristiche del parco sta quindi nell’ estrema varietà di trattamento degli spazi di cui si compone.
Percorrendolo idealmente da sud a nord la prima area che si incontra è quella di Tribeca, che si estende da Canal Street a Chambers Street, includendo il Pier 25 e il Pier 26, ancora in fase di completamento. Proprio sul Pier 26 verrà costruito l’Estuarium, un edificio per la ricerca e la formazione rivolto agli studenti di ogni età, relativo allo studio del fiume Hudson. Procedendo verso nord il Pier 40, di fronte al Greenwich Village, si costituisce come una vastissima area commerciale e sportiva che fornisce la maggior parte dei fondi necessari a supportare i bilanci del parco.
L’area di fronte al Meatpacking district è ancora in fase di realizzazione, mentre quella di Chelsea è stata quasi completata: Chelsea Cove è stata realizzata su progetto complessivo dello studio Michael Van Valkenburgh Associati e include uno skate park, una giostra con animali e Stonefield, un giardino di pietra realizzato dall’ artista Meg Webster. Vicino al Pier 66 si trova un’ area a piantumazione spontanea disegnata da Miceli Kulik Williams e Richard Dattner.
Il noto percorso lineare sopraelevato della High Line, riprogettato da Diller Scofidio + Renfro, si sviluppa in quest’ area più o meno parallelamente all’Hudson River Park, terminando in corrispondenza dei piers meridionali di Chelsea. Il Pier 84 nel Maritime Entertainment District è stato anch’ esso realizzato da Miceli Kulik Williams e ospita al suo interno differenti tipi di attività e servizi. L’area di Clinton, la più a nord, è ancora in fase di realizzazione.
L’Hudson River Park è progettato per ospitare il maggior numero di attività sportive e ricreative e la maggior varietà di spazi possibili così da rispondere alle esigenze di un pubblico, quello metropolitano, eterogeneo e variegato. Il parco appare come un catalogo delle infinite possibilità che la megalopoli del XXI secolo offre, una sorta di versione contemporanea della Coney Island a cavallo tra il XIX e il XX secolo descritta da Rem Koolhaas in Delirious New York: lo spazio delle infinite esperienze, delle sperimentazioni e dello svago, perfetta “gamma di attrazioni coordinate”[1]. Coney Island si sviluppa come luogo dell’evasione dalla metropoli e nasce per stupire. Nel giro di pochi anni si sviluppa qui una efficientissima macchina del divertimento basata su un vero e proprio addomesticamento della Natura che ritroviamo oggi anche nell’Hudson River Park, dove la Natura viene appunto artificializzata e plasmata per ricreare condizioni fisiche ed emotive differenti.
L’Hudson River Park si può interpretare come parco metropolitano contemporaneo per eccellenza, ma in cosa sta il significato e il successo di questo progetto? E’ interessante citare ciò che David Owen scrive in Green Metropolis confrontando Central Park con alcuni parchi contemporanei tra cui l’Hudson River. Secondo Owen Central Park funziona come un polmone verde che interrompe il costruito.
Si tratta di un vero e proprio pezzo di Natura nella città ma proprio in virtù di questo e per le sue dimensioni inevitabilmente alcune sue aree interne sono meno sfruttate perché distanti dal tessuto edificato. Azzarda quindi che, nella logica della densità metropolitana, “Central Park ha al suo interno molti campi da gioco (…) poco accessibili per gli abitanti dei quartieri lontani (…) nascosti alla vista dei pedoni che si trovano all’esterno. La maggior parte di quei campi da gioco e delle altre grandi strutture ricreative del parco avrebbe funzionato meglio se fosse stata distribuita su tutta la città o se fosse stata collocata verso i confini esterni di Manhattan, che essendo costeggiati da fiumi e dalle strade di scorrimento fungono comunque da linee di separazione”.[2]
Il successo dell’Hudson River Park sta dunque anche nella perfetta ottimizzazione degli spazi: ogni sua parte può essere facilmente raggiunta, confinando con un’area residenziale immediatamente prospicente. Il parco viene quindi vissuto omogeneamente nella sua totalità, nuovo margine urbano restituito alla metropoli, “sistema aperto” in cui coesistono natura e artificio, spazio aperto e costruito, perfettamente rispondente alla logica della congestione e della densità fisica e funzionale propria della megalopoli contemporanea.
[1] Koolhaas, Rem, Delirious New York, Electa, Milano 2001, p. 36.
[2] Owen, David, Green metropolis. La città è più ecologica della campagna?, Egea, Milano, 2010
Bibliografia
– AA.VV., Manhattan Waterfront Greenway Masterplan, City of New York, Department of City Planning, 2004
– Cilento, Karen, “New Yorkers claim their waterfont” in www.archdaily.com, 7 luglio 2010
– Koolhaas, Rem, Delirious New York, Electa, Milano, 2001
– Owen, David, Green metropolis. La città è più ecologica della campagna?, Egea, Milano, 2010
– Vercelloni, Matteo, “New York waterfront” in Casabella numero 801, 2011, pp. 20- 25
– Ward, Nathan, “Take me to the river. Finally.” in The New York Times, 4 luglio 2010
– www.hudsonriverpark.org
– www.nyc.gov