di Giulia Ricci
«L’architettura è un’arte politica, è un’arte di frontiera, un’arte che sconfina volentieri (per fortuna) nella scienza, nella storia e nella società» (Renzo Piano, intervista a Che tempo che fa, 13 ottobre 2013).
Si è aperta lo scorso 15 marzo a Padova la mostra Pezzo per pezzo di e su Renzo Piano e il suo Building Workshop. La mostra si colloca nel contesto della VI Biennale Internazionale di Architettura Barbara Cappochin, la cui finalità è quella di perpetuare il ricordo della giovane studentessa della Facoltà di Architettura IUAV di Venezia, prematuramente scomparsa. Nelle precedenti edizioni tale manifestazione ha visto la partecipazione di Mario Botta, David Chipperfield, Kengo Kuma, Zaha Hadid e il gruppo formato da Michele De Lucchi con Superurbano per Sustainable Urban Regeneration. Come di consueto, lo scenario è l’interno del Palazzo della Ragione, al di sotto della mirabile volta lignea a carena di nave rovesciata.
L’allestimento si colloca nel solco di quello della mostra Fragments tenutasi nel 2013 presso la Gagosian Gallery di New York; a Padova però l’esposizione è ampliata da 24 a 32 progetti ed il confronto con la suggestiva struttura ospitante ne fa una mostra carica di pathos, meritevole di essere vista.
Pezzo per pezzo: questa l’idea attorno alla quale ruota l’esposizione. È infatti pezzo per pezzo che RPBW espone i suoi progetti, organizzati in tavoli monografici che, come un arcipelago, occupano l’intero spazio del Salone. Ogni progetto esplode e si scompone. L’esito finale viene raccontato attraverso i processi e le operazioni che ne hanno determinato le ragioni. È come se ogni tavolo fosse estratto direttamente dal laboratorio/studio di RPBW, dando l’impressione di offrirsi al visitatore e chiedendogli di partecipare. Altri elaborati si trovano sospesi al di sopra dei tavoli: disegni, schizzi, grafici, masterplan, plastici, dalla scala urbana fino al dettaglio 1:1. Piano ripercorre la sua complessa carriera, dai primi lavori a quelli più celebri e acclamati. I progetti vengono divisi, sia pur quasi impercettibilmente, in quattro ambiti tematici: L’intelligenza leggera della città, Cominciare dal fare: strutture senza peso, Architetture per la musica e per il silenzio e Luoghi di cultura, spazi per l’arte. Si rintraccia una “contaminazione” fra progetti caratterizzati da un medesimo processo di ricerca, una poetica comune: l’arte, i temi sociali della polis, la costruzione e la politica, che sfociano in una pratica del fare architettura legata alla leggerezza, idea che contraddistingue il modo di operare di Piano nei contesti urbani e sociali. Un’impressione che per precipitazione si addensa nell’atmosfera fluttuante dello spazio del Salone.
«Si può fare molta retorica sul tema delle radici. Però devo dire che quando il cosiddetto local viene vissuto con grande intensità, e tu cresci vicino al mare che si muove sempre, che non sta fermo nemmeno di notte; quando cresci con questa sensazione – la leggerezza del mare, il porto, i carichi sospesi (nel porto nulla sta fermo, è come una grande città dove si muove e tutto galleggia o vola) – questo local, a forza di viverlo così intensamente (gli odori, i profumi, il Mediterraneo) non è più local, diventa un superlocal, diventa il tuo universale, qualcosa che porti con te, diventa il tuo linguaggio. Che poi tu faccia l’artista, persino il conduttore televisivo o l’architetto, te lo porti con te» (Renzo Piano, intervista cit.).
La Biennale Internazionale Barbara Cappochin ha offerto all’architetto la possibilità di proporre le sue opere e il suo metodo di lavoro non soltanto agli architetti e agli appassionati di architettura ma anche alla popolazione di Padova, che forse ha una ragione di più per osservare la mostra con sguardo interessato. Proprio in questo periodo infatti RPBW è al lavoro per la riqualificazione del quartiere padovano di Arcella.
VI Biennale Internazionale di Architettura Barbara Cappochin
Renzo Piano Building Workshop: Pezzo per pezzo
15 marzo, 15 luglio 2014