In occasione della scomparsa di Hans Hollein, pubblichiamo il suo testo del 1967, facente parte della raccolta di scritti Le parole dell’architettura, Antologia di testi teorici e critici: 1945-2000 (a cura di Marco Biraghi e Giovanni Damiani, traduzione di Enrica Z. Merlo, Einaudi, Torino 2009).
Al giorno d’oggi i concetti limitati e le definizioni tradizionali dell’architettura e dei suoi strumenti non hanno più molto valore. È assai più utile dedicarsi all’ambiente nella sua totalità e a tutti i media che lo definiscono. Alla televisione come al clima artificiale, ai trasporti come all’abbigliamento, al telefono e all’abitazione.
L’espansione della sfera umana e degli strumenti che definiscono il mondo circostante va ben oltre una definizione architettonica. Oggi tutto diventa in qualche modo architettura. L’“architettura” è uno di questi media.
Fra i più diversi media che definiscono il nostro comportamento e il nostro ambiente, l’“architettura” rappresenta una possibilità e allo stesso tempo la soluzione di determinati problemi.
L’essere umano crea artificialmente delle situazioni. Questo è architettura. Sul piano fisico e su quello psichico egli riproduce, trasforma, espande la sua sfera fisica e psichica, determina l’“ambiente” nel senso più ampio.
In base ai suoi bisogni e desideri impiega mezzi che gli permettono di soddisfare quei bisogni e di realizzare quei sogni e desideri. Dilata se stesso e il suo corpo. Comunica se stesso.
L’architettura è un mezzo di comunicazione.
L’uomo è due cose insieme: individuo centrato su se stesso e parte della società. Ciò determina il suo comportamento. Da essere primitivo si è evoluto continuamente attraverso degli strumenti, mentre a sua volta ampliava continuamente quegli stessi strumenti.
L’essere umano ha un cervello. I suoi sensi sono la base per la percezione dell’ambiente. Gli strumenti per la definizione e la formazione di un ambiente che sia di volta in volta conforme ai suoi desideri si fondano sui prolungamenti di questi sensi.
Questi sono gli strumenti dell’architettura.
Architettura nel più ampio senso del termine.
Per spiegare brevemente il concetto di architettura si potrebbero individuare i seguenti ruoli e definizioni:
Architettura è culto, è marchio, simbolo, segno, espressione.
Architettura è controllo del calore corporeo – abitazione protettiva.
Architettura è definizione – determinazione – dello spazio, ambiente.
Architettura è condizionamento di uno stato psicologico.
Per secoli il cambiamento artificiale e la determinazione dell’ambiente, insieme con la difesa dal clima e dal tempo meteorologico, sono stati realizzati essenzialmente attraverso la costruzione, mentre l’opera architettonica in sostanza era una rappresentazione e un’espressione. La costruzione veniva intesa come creazione di una forma tridimensionale che corrispondesse a requisiti quali definizione dello spazio, rivestimento protettivo, utensile e strumento, medium psichico e simbolo. Lo sviluppo della scienza, della tecnologia e della società con i suoi bisogni e le sue esigenze ci ha messo di fronte a situazioni ben diverse.
Sono nati nuovi e diversi strumenti per definire l’ambiente. All’inizio si è trattato soprattutto di miglioramenti tecnologici dei principî tradizionali e dello sviluppo dei “materiali da costruzione” attraverso nuovi metodi e materie, in seguito oltre a questi si sono sviluppati strumenti quasi immateriali per definire spazio. Molti lavori e problemi vengono risolti ancor oggi in modo tradizionale grazie alla costruzione, all’“architettura”. La risposta a molte domande è ancora l’“architettura”, come veniva intesa una volta? Non abbiamo a disposizione strumenti più adatti?
A questo riguardo gli architetti potrebbero imparare qualcosa dallo sviluppo della strategia tecnica. Se quest’ultima fosse rimasta legata alla stessa lentezza dell’architettura e dei suoi consumatori, ancor’oggi si continuerebbero a costruire mura e torri. Invece la strategia tecnica ha sciolto via via il suo legame con l’“opera architettonica” e si è impadronita di nuove possibilità per realizzare i suoi mandati e soddisfare le sue esigenze.
Chiaramente oggi nessuno concepisce più l’idea di costruire canali di deflusso in muratura o di erigere uno strumento astronomico in pietra (Jaipur). Molto più grandi sono le conseguenze provocate dai nuovi mezzi di comunicazione (come telefono, radio, televisione, ecc.), tanto che un concetto come quello di edificio per l’insegnamento-apprendimento (scuola) in certe condizioni potrebbe anche scomparire del tutto, sostituito da tali media.
Gli architetti devono smetterla di pensare solo alle opere d’architettura.
Ricordiamo inoltre che l’importanza non sta più nel significato, ma nelle conseguenze.
L’architettura ha un “effetto”. Così diventano importanti in senso più lato anche il modo di impadronirsi di un oggetto e il suo utilizzo. Un edificio potrebbe diventare in toto informazione e il suo messaggio potrebbe ugualmente venir recepito solo attraverso i media dell’informazione (stampa, tv e simili). In realtà sembra quasi non avere importanza che l’Acropoli o le Piramidi esistano davvero, dato che nella maggior parte dei casi non sono conosciute mediante un’esperienza personale ma attraverso altri media: il loro ruolo si basa per l’appunto sull’effetto prodotto dall’informazione.
Un edificio dunque potrebbe anche essere simulato.
Primi esempi di estensioni dell’architettura attraverso i mezzi di comunicazione sono le cabine telefoniche – un edificio di dimensioni minime, che tuttavia include chiaramente un ambiente globale. Ambienti di questo tipo, in rapporto più stretto con il corpo e in forma più concentrata, sono rappresentati, ad esempio, dai caschi dei piloti di aerei a reazione, che con i loro collegamenti telematici espandono i sensi e gli organi sensoriali, mettendoli in stretta relazione con ambiti più vasti. Verso una sintesi e verso formulazioni estreme della posizione dell’“architettura” odierna porta infine lo sviluppo della navicella spaziale, e in particolare della tuta da astronauta. Qui viene creato un “alloggio”, ben più perfetto di qualsiasi “edificio”, che offre un totale controllo del calore corporeo, dell’alimentazione, del riciclo delle feci e un benessere generale a dispetto delle condizioni più estreme, tutto ciò unito a un massimo grado di mobilità.
Queste possibilità fisiche sempre più sviluppate inducono facilmente a immaginare le possibilità psichiche di un ambiente artificiale, infatti grazie all’eliminazione della necessità di ambienti costruiti (quali rivestimento, difesa dal clima e definizione dello spazio) si possono intuire libertà totalmente nuove. Adesso l’uomo diventa davvero il centro e il punto di partenza per la definizione dell’ambiente, poiché non esistono più limitazioni dovute a un ridotto numero di possibilità prestabilite.
Lo sviluppo degli strumenti dell’architettura oltre l’ambito della pura costruzione tettonica e il suo distacco da questo è iniziato grazie a tentativi, in particolare la costruzione di treni. Il desiderio di cambiare a piacere il nostro “environment” e di trasportarlo nel modo più facile e veloce possibile, portò per la prima volta a prendere in considerazione una più vasta scelta di materiali e opportunità, e strumenti che in parte avevano già da tempo trovato applicazione in altri settori. Così abbiamo oggi l’architettura “cucita”, come pure quella “gonfiata”. Ma sono tutti strumenti dell’architettura che in fondo rimangono materiali, “materiali” da costruzione.
Tuttavia sono stati fatti ancora pochi tentativi per definire l’ambiente, lo spazio, attraverso mezzi diversi da quelli fisici (quali ad esempio luce, temperatura, odore). Mentre l’utilizzo di procedimenti tradizionali ha già trovato diverse possibilità di sviluppo, quelle del laser (olografia) si possono appena intravvedere.
Infine non è stato fatto praticamente neppure un esperimento per l’applicazione mirata di sostanze chimiche e droghe sia per controllare la temperatura e le funzioni del corpo sia per creare artificialmente un ambiente. Gli architetti devono smetterla di pensare solo ai materiali.
L’architettura costruita e fisica – poiché oggi dispone di una più ampia scelta di mezzi, diversamente da quelli scarsi e limitati delle epoche passate – potrà dedicarsi più intensamente alla qualità dello spazio e alla soddisfazione dei bisogni psicologici e fisiologici e trasformare la sua relazione con il processo di “costruzione”.
Pertanto gli spazi potranno più consapevolmente avere qualità tattili, ottiche, acustiche, contenere informazioni da offrire, oltre a soddisfare direttamente necessità sentimentali.
Un’autentica architettura del nostro tempo è sul punto non soltanto di definirsi in un modo nuovo come medium, ma allo stesso tempo sta per ampliare la sfera dei suoi strumenti. Ambiti diversi oltre a quello delle costruzioni intervengono nell’“architettura”, così come peraltro l’architettura e gli “architetti” abbracciano campi molto vasti.
Tutti sono architetti. Tutto è architettura.
di Hans Hollein, Tutto è architettura, 1967
«Bau» Schrift für Architektur und Städtebau, anno XXIII, numero 1/ 2, Vienna 1968
Pubblicato con l’Associazione centrale degli architetti austriaci
Redazione: Hans Hollein, Oswald Oberhuber, Gustav Peichl
Anche in: «Alles ist Architektur – Eine Ausstellung zum Thema Tod» [Tutto è architettura – Una mostra sul tema della morte], 27 maggio – 5 luglio 1970, Städtisches Museum Mönchengladbach