di Irene Peron
Un luogo, parafrasando Kevin Lynch, è dotato di qualità quando rende gli individui consapevoli della propria storia e di appartenere ad una comunità. Tale definizione di spazio condiviso diventa quanto mai chiaro se pensato in relazione al Landschaftpark di Duisburg-nord [1].
Il progetto, con i suoi 230 ettari, costituisce un’importante fase della progettazione del parco dell’Emscher. Il parco si trova nel corridoio verde A, il primo dei 7 Grünzüge che tagliano trasversalmente la valle dell’Emscher e che si sviluppano in direzione nord-sud seguendo la traccia lasciata dal progressivo spostamento verso nord degli impianti di estrazione del carbone.
Quelle che un tempo erano aree vuote dall’aspetto desolato, sono ora parchi, percorsi, boschi e terreni agricoli che ricuciono e saldano il territorio. L’innovazione nella definizione di questo spazio pubblico sta nel nuovo modo di intendere il concetto di parco. Questo, infatti, comprende il paesaggio pre-esistente cercando invertitori di tendenza piuttosto che ridefinizione di forme: il cuore del parco è un sistema produttivo in disuso, fino a vent’anni fa dannazione dell’area.
Oggi lo stesso complesso industriale è uno scenario storico unico per attività artistiche, sportive e ricreative. Altoforni, sale macchine, uffici paghe, mense, magazzini e depositi per lo stoccaggio dei minerali grezzi ed un variegato repertorio d’infrastrutture per il trasporto dei materiali sono diventati, per fattura e qualità, nuovi monumenti nazionali. Agli edifici rinnovati sono state conferite nuove funzioni e nuove destinazioni d’uso, sfruttando abilmente la loro intrinseca monumentalità di moderne cattedrali post-industriali, adatte ad ospitare un’ampia gamma di eventi ed attività economico-culturali.
Se, come credo, identificazione spaziale e relazione con la storia sono le caratteristiche prime di uno spazio pubblico, abbattere i grandi complessi industriali avrebbe comportato, oltre che un consistente onere finanziario, una perdita di identità culturale e un impoverimento del paesaggio. L’IBA ha invece saputo interpretare il valore documentale dei manufatti, preservandone il significato e investendoli del nuovo ruolo di attivatori dei processi virtuosi di rigenerazione: essi rappresentano, infatti, il riferimento spaziale, storico e simbolico per la popolazione locale.
Gli edifici arricchiscono la sfera del pubblico in svariati modi: modellano l’orizzonte, diventano punti di riferimento, attivano lo sguardo e mettono in risalto l’incrociarsi delle strade [2].
Un’altra dimensione pubblica e di confronto sociale, è rappresentata a mio avviso dal processo corale che ha portato a questa felice realizzazione. La partecipazione del pubblico è stata di continuo interesse e il consenso ad oggi raccolto è certamente dovuto al quarto parametro valutativo dell’IBA volto a garantire «la massima trasparenza e la più ampia partecipazione possibile dei cittadini alle scelte e alla loro attuazione». La compartecipazione di progetti e gruppi locali è stata usata come mezzo di coinvolgimento per agevolare gli abitanti della regione nell’esprimere le proprie idee.
Questi gruppi hanno permesso alla popolazione attiva di seguire di pari passo la rigenerazione urbana. Il progetto ha capovolto il sentir comune rendendo i cittadini consapevoli e orgogliosi del significato storico del processo, invertendo così il trend dell’area: dal luogo più inquinato d’Europa al luogo simbolo del cambiamento; dall’innovazione nell’estrazione e lavorazione dell’acciaio all’innovazione della rigenerazione; dalla manovalanza alla partecipazione.
È particolarmente importante che l’identità culturale della regione dell’Emscher, che in questo caso si palesa tramite l’architettura industriale, sia stata preservata, grazie a politiche culturali di riuso, riciclo, riabilitazione, conservazione. L’importanza risiede in almeno due valori che vengono così affermati: il valore storico-culturale di conservazione del documento e il valore ambientale, trasformando il canale Rhine-Herne in una zona di nuova esperienza.
Facendo poi delle considerazioni meramente economiche, risulta a mio avviso evidente come demolire e costruire costa più di riabilitare. Aver scelto di conservazione i manufatti industriali ha segnato un cambio di tendenza nella progettazione: investire in economie altre, quali il turismo e il benessere della popolazione.
La bontà di questo intervento, con indubbie ricadute non solo a scala locale ma anche regionale e sovranazionale, sia nell’approccio trasparente che mira a risolvere le questioni non più eludibili quali il risarcimento ambientale, la ricostituzione ecologica, la conservazione dell’identità culturale, l’accesso ai servizi, la qualità della vita: la forma più alta di spazio pubblico.
[1] Conversione del Complesso industriale Thyssen-Meiderich in Landscape park; committenti: Landesentwicklungsgesellschaft Nordreno Westfalia, città di Duisburg, cooperativa dell’Emsher Essen, Kommunalverband Rhurgebiet; Team di progetto: Latz + partner, Latz-Riehel, G. Lipowsky; realizzazione: 1990-2002 con il contributo di azioni partecipate della popolazione.
[2] R. Rogers, Città per un piccolo pianeta, Kappa editore, 1997, pp.67
Bibliografia
• C. Reicher, K.R. Kunzmann, J. Polivka, F. Roost, Y. Utku, M. Wegener (a cura di), Schichten einer Region. Kartenstücke zur räumlichen Struktur des Rhurgebiets, Jovis, Berlin 2011
• Fachgebiet Städtebau, Stadtgestaltung und Bauleitplanung, Fakultät Raumplanung, TU Dortmund (a cura di), responsabili C. Reicher, A. Dahlheimer
• Internationale Bauausstellung Emscher Park. Die projekte 10 Jahre danach, Klartext Verlag, Essen 2010
• C. Reicher, L. Niemann, A. Uttke (a cura di), Internationale Bauausstellung Emsher Park: Impulse
• K.R. Kunzmann, L’IBA Emscher Park nel territorio della Ruhr: una retrospettiva, atti del convegno “Il patrimonio industriale risorsa strategica per lo sviluppo urbano”, parte II (sessione urbanistica), in «Urbanistica dossier» n. 126/2011
• A. Magliaccio, Nuovi paesaggi: la Industrienatur dell’Emsher Landshaftpark, in R. Innocenti, S. Ristori, F. Ventura (a cura di), Mutamenti del territorio e innovazione degli strumenti urbanistici, Atti della VII conferenza della Società Italiana degli Urbanisti, Franco Angeli, Milano 2005
• E. Marchigiani, Paesaggi urbani e post- urbani: Lyon e IBA Emscher Park, Melteni, Roma 2005
• LM. Fabris, Iba Emscher Park 1989-1999, Testo&Immagine, Roma 2004
• T. Grohe, Trasformazione senza crescita: verso uno sviluppo sostenibile. Riflessioni su dieci anni della Internationale Bauausstellung di Emscher Park, in G. Franz (a cura di), La città di domani. Strategie, programmi, progetti di riqualificazione urbana, Forum 2000, allegato a «Inforum» n.7/2000
• E. Marchigiani, P. Potz, Parchi per il paesaggio post industriale: l’esperienza dell’IBA Emscher Park, in «Paesaggio Urbano» n. 6/2000
• K. Selle, Spazi aperti: nuove forme d’azione, in «Urbanistica» n.107/1996
07 luglio 2014