Il progetto più rilevante di questa serie, nonché opera capitale di Artigas, è la Facoltà di Architettura e Urbanistica (FAU) dell’Università di San Paolo (1961 – 1969). L’edificio è un magnifico elogio alla continuità spaziale, una sintesi assoluta fra proposta pedagogica, controllo degli elementi costruttivi e fiducia nel carattere formativo degli spazi di convivenza sociale. All’esterno l’edificio appare come un’imponente volume chiuso supportato da pilastri. Questa sorta di trabeazione continua, non è altro che una trave parete che avvolge tutti e quattro i lati del perimetro, sormontata da una grande copertura cassettonata. I quattordici elementi di supporto del contenitore (cinque per i lati maggiori e due per i minori), emergono dal terreno con un profilo quadrangolare che progressivamente si assottiglia fino a diventare una lama di spessore identico alla trave che supporta. Questi appoggi sono una preziosa riflessione sulla colonna in termini anti-classici: un blocco di fondazione che emerge dalla terra per ricevere, senza la transizione del fusto, l’enorme trabeazione. Un’idea che recupera parte degli esperimenti wrightiani, per congiungere direttamente la base con il virtuale capitello.
L’abrasiva opacità delle pareti in calcestruzzo a vista, incise dai segni delle casseforti lignee, stabilisce un’inequivocabile equilibrio con la penetrabilità della base, caratterizzata dalla trasparenza di lunghe superfici vetrate e dall’assenza di barriere fisiche di accesso. L’edificio, senza porte e accessibile da ogni punto del peristilio, si apre al suo interno su un grande atrio centrale, sormontato da una griglia tridimensionale di lucernari ad illuminazione zenitale. Un piano traslucido che enfatizza e qualifica la sensazione di libertà e continuità dello spazio somatico interno. Una spazialità che fa da supporto all’esercizio di libertà del cittadino e alla continua reinvenzione della società.
Nel 1964, in seguito al golpe che instaura il Regime Militare, Artigas viene prima arrestato e poi costretto all’esilio in Uruguay. Nonostante ciò, rimane fermamente convinto che adottare un’attitudine eminentemente positiva e aperta, favorevole allo sviluppo delle forze produttive nazionali, sia necessario anche se al di sotto della direzione politica del regime. È del 1965 un importante testo intitolato Uma falsa crise, nel quale reitera la propria frustrazione con gli ideali funzionalisti della decade del 1920. In questo articolo, comparso su un numero speciale della rivista «Acrópole» (n° 319), Artigas pretende dimostrare che tanto il funzionalismo in architettura quanto la modernizzazione non sono stati né interrotti né limitati dal golpe militare. Egli mette in dubbio la critica europea al movimento moderno, condannato per la tendenza ad assimilare l’approccio razionalista alla tecnocrazia. Infine, sostiene che il funzionalismo non è affatto in crisi ma si tratta, più semplicemente, del superamento di una fase: se le tesi del funzionalismo si confondono con la tematica dello sviluppo generico, quest’ultimo anche non sarebbe in crisi ma, al contrario, è la dimostrazione del cammino del paese verso la modernità. Con evidente riferimento al testo di Giedion, Artigas continua nella sua battaglia per la difesa dell’uso razionale della tecnologia nella costruzione civile.
Dunque, se il brutalismo arcaizzante di Le Corbusier dopo la guerra è un cosciente passo indietro rispetto al progressismo tecnofilo del modernismo europeo, quello di Artigas è l’espressione del progresso brasiliano in tutte le sue declinazioni locali.
Rientrato in patria, Artigas opera in clandestinità sino al 1965, anno in cui torna ad insegnare alla Facoltà di architettura e Urbanistica, con la celebre lezione inaugurale, intitolata O desenho, nella quale difende il progetto come attitudine di resistenza all’oppressione della lotta armata. Nel 1969 sarà espulso nuovamente dall’Università di San Paolo (USP), ancora per motivi politici, e vi fa ritorno solo nel 1979, dopo l’amnistia, in veste di ausiliario all’insegnamento.
Nel 1984 riassume il ruolo di professore ordinario solo dopo essersi sottoposto al concorso da professore titolare . Le argomentazioni dell’esame di abilitazione, furono pubblicate con il titolo A função social do Arquiteto (la funzione sociale dell’architetto).
L’opera testamentale di Artigas è la stazione per gli autobus di Jaú (1973 – 1975). L’edificio si organizza intorno all’atto della circolazione, proporzionando una magnifica promenade architecturale. Attraverso un sistema di rampe, l’edificio crea due sistemi di flusso: quello degli autobus, parallelo alla strada, e quello degli delle persone, perpendicolare alla strada. La grande copertura, rivela uno spazio sotteso luminoso e arioso, scandito dal ritmo dei pilastri. Quest’ultimi, intercettando la copertura, si aprono come i petali di un fiore, permettendo alla luce di entrare. Mutuando una frase di Auguste Perret, che Artigas ama sempre ricordare, “L’architettura è l’arte di far cantare il punto d’appoggio”.
A cento anni dalla sua nascita, l’impegno sociale e culturale di Artigas all’interno della società è più che un semplice ricordo. La sua lezione è ormai coscienza nella mente di molti.
Le sue opere sono testimonianza di impegno civile e di fiducia nell’architettura come strumento educativo. Testimonianze materiali dell’epoca storica che le ha prodotte, le sue architetture, risolvendo problemi specifici, offrono una lezione fuori dal tempo e dal valore universale.
Artigas muore il 12 gennaio 1985 a San Paolo, in seguito ad un cancro.
Opere consigliate
1942, Casa Artigas (casinha), San Paolo
1943, Casa Rio Branco Paranchos, San Paolo
1945, Ospedale São Lucas, Curitiba
1946 – 1949, Appartamenti Louveira, San Paolo
1949, Casa Czapski, San Paolo
1949, seconda casa Artigas, San Paolo
1950 – 1952, Stazione di autobus, Londrina
1952, Stadio Morumbi, San Paolo
1956 – 1957, Casa Olga Baeta, San Paolo
1958 – 1959, Casa Rubens de Mendoça, San Paolo
1959, Seconda Casa Taques Bittencourt, San Paolo
1959, Istituto di istruzione superiore, Itanhaém
1960 – 1962, Istituto di istruzione superiore, Guarulhos
1961, Spogliatoi per il San Paolo calcio, San Paolo
1961, Club nautico Santa Paula, San Paolo
1961, Tennis club Anhembi, San Paolo
1961 – 1968, Facoltà di Architettura ed Urbanistica, San Paolo
1962 – 1963, Casa Ivo Viterito, San Paolo
1966 – 1967, Casa Mendes André, San Paolo
1967, Casa Elza Berquó, San Paolo
1967 – 1972, Congiunto abitativo CECAP Zezinho Magalhães Prado, Guarulhos
1968, Casa Telmo Porto, San Paolo
1969 – 1974, Casa Martirati, San Paolo
1973 – 1974, Stazione di autobus, Jaú
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6 agosto 2015