È con piacere che riceviamo un progetto elaborato nella Scuola di Architettura Civile del Politecnico di Milano, per molteplici ragioni: perché è la Scuola (anche se allora era una Facoltà) dove Gizmo è nato, dove alcuni di noi hanno insegnato e altri hanno studiato, dove abbiamo organizzato incontri, abbiamo aperto dibattiti, abbiamo addirittura occupato.
La Scuola di Bovisa chiude l’anno prossimo, come sottolineano gli studenti che ci scrivono, e ci sarebbero molte ragioni per essere sia d’accordo sia in disaccordo con questa chiusura. Bisognerebbe soffermarsi a ragionare più seriamente sul tema. Ciò che possiamo dire è che questo progetto, se non altro, ci è famigliare. Ed è curioso constatare come in fondo gli studenti – e non solo i professori – si affezionino al proprio luogo di formazione, come dimostra l’opinione di Godino e Porcelluzzi, che evidentemente salverebbe dalla sua dissoluzione il “regime bovisiano”.
FA
Studenti: Federico Godino, Michele Porcelluzzi
Docente titolare: proff. Giovanni Bassi e Francesca Digennaro
Politecnico di Milano | Scuola di Architettura Civile
Corso di Laurea in Architettura delle Costruzioni
Lab. progettazione architettonica 2 | A.A. 2014-2015
Laboratorio annuale
Valutazione progetto 28
RELAZIONE DI PROGETTO
Abbiamo scelto di inviare le tavole del laboratorio di progettazione del secondo anno perchè sono il prodotto di una scuola – Architettura Civile- che dopo la nostra laurea chiuderà e abbandonerà la sua sede storica in Bovisa. Questo corso – a nostro avviso – rispecchia a pieno la centralità del progetto che è stata alla base della nostra scuola: un laboratorio annuale con integrazioni per gli aspetti meccanici, tecnologici e di disegno. L’attenzione alla coerenza delle scelte statiche con quelle compositive e tecnologiche è stata al centro della discussione, l’approfondimento del rapporto urbano è stato lasciato in gran parte all’iniziativa personale. Il tema è tipicamente milanese: un hotel per compagnie teatrali a fianco a parco Sempione.
L’area intorno a parco Sempione è stata letta come una sequenza di episodi con un’identità forte nella città -la Triennale, l’Arco della Pace, l’Arena civica, il Piccolo Teatro, ecc.- il nostro progetto vuole inserirsi in quest’ambito e creare un’immagine riconoscibile.
Il progetto si compone di una parte di hotel, un ristorante su due livelli, un bar con terrazza, un auditorium. Le funzioni occupano le diverse parti della volumetria dell’edificio nella quale l’auditorium è ben riconoscibile ed è stato disegnato per creare una immagine definita nel contesto cittadino e uno spazio urbano proprio, ovvero quello tra la sua propria hall e il ristorante, in parte coperto dal ponte al secondo piano. L’insieme di ingresso all’auditorium, foyer e bar con terrazza al secondo piano producono un sistema in grado di funzionare in modo a sé stante.
Il corpo della hall dell’albergo invece ha camere ai piani superiori e la sua distribuzione a ballatoio con un atrio centrale a tutta altezza è stata studiata secondo l’analogia – distributiva e in sezione – con la tipologia del teatro all’italiana. Anche il ristorante ha un vuoto centrale a doppia altezza: questi spazi giocano sul rapporto attore-spettatore creato dallo spazio centrale.
1) Quali sono i punti di forza che caratterizzano l’insegnamento della vostra scuola di appartenenza?
Sicuramente l’attenzione al dettaglio e la lettura del progetto come un organismo coerente su tutte le scale. Questo aspetto è un punto di forza quando si traduce in uno sforzo per padroneggiare il risultato a livello di immagine oltre che di funzionamento.
2) Quali sono invece gli aspetti carenti? Che cosa non vi soddisfa, e che cosa vorreste che la vostra scuola vi facesse approfondire maggiormente?
Gli aspetti teorici sono trattati in modo marginale e sbrigativo. La stessa storia dell’architettura non è utile, per come trattata in aula, a creare una cultura. La focalizzazione sugli aspetti tecnologici sembra volta a formare dei tecnici privi di cultura. Questo aspetto emerge dolorosamente se si considerano i progetti a scala più ampia, legati a logiche del tutto antiquate.
3) Ritenete che il metodo di insegnamento del progetto sia legato principalmente al docente del laboratorio, o riconoscete un’impostazione più generale della scuola alla quale i docenti si riferiscono?
Ci sono diversi filoni di pensiero all’interno della scuola, dei quali questo rappresenta sicuramente il più progressista.
4) A vostro avviso, il progetto inviatoci è stato valutato correttamente dalla vostra scuola?
Si, è inevitabile che i docenti siano influenzati dai loro gusti personali, ma il funzionamento di un progetto viene riconosciuto con obiettività.
5) Lo ritenete il frutto dell’insegnamento ricevuto nel laboratorio di progettazione da voi frequentato, o dell’impostazione della scuola, o riflette piuttosto un vostro personale punto di vista progettuale o una vostra particolare ricerca?
Ovviamente entrambi. Per essere più precisi gli aspetti che hanno portato ad una valutazione positiva del progetto da parte della docenza non sono quelli che lo hanno reso interessante ai nostri occhi e che sono stati il frutto della nostra ricerca personale.
20 novembre 2015
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