Orari disumani e debiti inestinguibili portano gli studenti di architettura britannici sull’orlo di una crisi psicologica, oltre che economica. Per Bob Sheil, preside della Bartlett di Londra, l’accademia deve reagire.
Fonte: Dezeen
A seguito di un’indagine che ha rivelato che più di un quarto degli studenti di architettura inglesi soffrono di problemi psicologici, Bob Sheil, preside della Bartlett School of Architecture di Londra, richiama l’importanza di un cambiamento e dell’adozione di “nuovi modelli” nelle scuole di architettura.
«Se un tempo la struttura dell’insegnamento dell’architettura era inquadrato come una delle forme di apprendimento professionale più robuste, profonde e complete, oggi essa si trova sempre più limitata nella propria abilità di rispondere ai cambiamenti repentini dell’industria creativa e della costruzione, dell’economia e, ancor prima, della costruzione di un percorso professionale». Per Sheil, la necessità è quella di elaborare nuovi modelli in grado di attrarre studenti provenienti da contesti differenti e di formare professionisti in grado di inserirsi in un più ampio spettro professionale, non solo ristretto all’universo degli studi d’architettura.
Nel Regno Unito uno dei principali punti di criticità è costituito dal costo di scuole e università: i prestiti concessi agli studenti entrano rapidamente in conflitto con il costo della vita – soprattutto nella Capitale britannica – e con la remunerazione insufficiente a cui sono esposti come tirocinanti. La durata media di una laurea in architettura è di sette anni, per un costo che può raggiungere le 9 000 sterline annue (poco meno di 11 000 euro). Senza contare attrezzature, libri, modelli…
«Lo stress è indubbiamente elevato, e la cultura delle “ore lunghe” è perpetrata sia dagli studi che nel contesto scolastico. In molti studi è normale lavorare sei o sette giorni a settimana, dalle 12 alle 14 ore al giorno, e questo è sbagliato», continua Sheil.
L’insegnamento dell’architettura si sta espandendo su nuove aree di studio e di ricerca. Ciò che deve cambiare è la strada “accreditata” verso la registrazione professionale, prima che essa sia percepita come un investimento controproducente».
6 agosto 2016