12 ottobre 2016
A seguito delle critiche accese in merito alla Biennale di Aravena e della polemica relativa al Pritzker, Patrik Schumacher – “erede al trono” nella direzione di Zaha Hadid Architects – torna a far parlare di sé in un commento circa l’esito del referendum sulla cosiddetta «Brexit».
Nell’editoriale, Schumacher (di origini tedesche, ma naturalizzato britannico) saluta con ottimismo la decisione britannica di distaccarsi dall’Unione Europea, vedendola come un’occasione da parte del Regno Unito di liberarsi dalle regole troppo strette imposte dal super-stato al fine di liberare le energie creative dei singoli imprenditori.
«La tendenza dell’Unione Europea verso la regolarizzazione e l’armonizzazione crescente della vita sociale e economica in nome della protezione dei cittadini paralizza l’innovazione imprenditoriale e porta alla stagnazione». Dall’altro lato, molti dei problemi della società contemporanea, come la disoccupazione, la povertà, l’esclusione sociale, ecc. costituiscono per Schumacher un vero e proprio invito a sprigionare una “creatività imprenditoriale risolutrice”, nel momento in cui lo stato si sia “tolto di mezzo”.
Nell’argomentare la propria posizione, il nuovo capo di ZHA si scaglia contro il diritto del lavoro: «fortunatamente il Regno Unito dispone di una regolamentazione ancora meno costrittiva di altri Paesi europei quali Germania, Francia, Italia e Austria. Una società come ZHA non esiste e non potrebbe mai esistere in Germania. Non riesco ad immaginare come potremmo rimanere al vertice, se in ogni situazione di surplus di personale rimanessimo non con le persone che apprezziamo di più ma con quelle protette dalle prescrizioni degli indicatori sociali». E continua: «l’unica vera protezione dei lavoratori è garantita da un mercato del lavoro completamente libero e fluido». Meccanismi di protezione quali ad esempio quelli delle leggi contro la discriminazione sono per Schumacher delle normative ormai datate, inutili in una società che – stando a quanto dice – non soffre più di tali discriminazioni, e degenerate in uno strumento di abuso da parte di coloro che non sono in grado o non hanno la volontà di rendersi efficienti.
Questa liberalizzazione totale dovrebbe inoltre investire i regolamenti edilizi, per permettere a architetti e investitori di poter concepire soluzioni innovative e più adatte alle richieste del mercato, svincolandosi ad esempio dalle prescrizioni circa le superfici minime degli spazi abitativi.
L’ultima nota riguarda l’immigrazione: se l’uscita del Regno Unito dall’UE deve cambiare qualcosa a tale riguardo, il cambiamento deve tuttavia assicurare la possibilità a “attività competitive” come ZHA di poter attingere al più vasto bacino possibile di “talenti creativi”.
Fonte: Archinect