a cura di Marco Biraghi Giovanni Damiani Silvia Micheli Daniele Pisani Mario Viganò
Spazio mostre Facoltà di Architettura Civile, Politecnico di Milano
Via Durando 10, Milano
Dal 07/07/2004 al 09/04/2004
presente!
Il presente, fra tutti i “piani” del tempo, è quello che più di ogni altro sfugge alle strette definitorie, alla possibilità di essere contemplato, “abbracciato”, compreso. Fondamento paradossale – mobile e mutevole – del nostro perenne trascorrere; punto inesorabilmente cieco della nostra visione, rispetto al quale massimamente ci scopriamo impreparati, “inintelligenti”. Non a caso, fra tutti i “saperi”, quello che meno si lascia imbrigliare nella morsa di una “scienza”, vera o presunta – e che dunque meno si piega a un trattamento accademico –, è proprio il presente.
Nessuno, singolarmente, può dirsene “esperto” o anche solo “conoscitore”. In apparenza, quanto più intensamente lo si vive, e tanto più parrebbe afferrabile. Ma al tempo stesso: quanto più perfettamente vi si aderisce, e tanto più difficile risulta darne ragione. (Conseguenza e segno evidente della mancata comprensione di ciò, è l’odierna, superficiale, aprioristica “apologia” del presente).
Da tali insidie retoriche – e dai paradossi logici inerenti al piano attuale del tempo – un’unica certezza rimane al riparo: interpretare, o anche soltanto interrogare il presente, comporta necessariamente una presenza.
Per questi motivi abbiamo chiesto a 123 giovani, studenti della Facoltà di Architettura Civile di Milano, di provare a fissare, ciascuno attraverso 10 immagini, quanto per loro costituisce il presente.
Tre videoproiezioni a ciclo continuo, e un’esposizione delle 1230 immagini stampate in diversi formati che richiama – in un gioco di prossimità e distanza – le celebri Parallel of Life and Art e This is Tomorrow organizzate cinquant’anni fa a Londra dall’Independent Group, compongono la mostra.
Nessuna univoca conclusione, nessuna “morale”, è lecito trarre da queste immagini. Ma neppure è lecito semplicisticamente “liquidarle” come nulla fossero. Con esse, con la loro ineludibile presenza, siamo piuttosto chiamati a confrontarci.