THE BERG: una montagna in città

di Roberta D’Alessandro

The Berg, Berlino 2010

La mancanza di ambizioni, idee, fantasia;

la voglia di qualcosa che  non si può avere ma soltanto immaginare.

[Jakob Tigges]

In seguito alla chiusura del celebre aeroporto berlinese di Tempelhof, avvenuta il 30 ottobre del 2008, il Senato tedesco ha indetto un concorso di progettazione per il riutilizzo dell’area di cui però era stata già decisa, in precedenza, una destinazione prevalentemente residenziale. 

L’architetto e professore della Technische Universität di Berlino, Jakob Tigges, sostenendo la tesi secondo cui nella metropoli tedesca non si riscontra una richiesta di appartamenti tale da giustificare la poco ambiziosa destinazione prevista, propone un progetto che non rispetta nessuna delle indicazioni dettate dal bando: una montagna alta 1000 metri per la quale si riutilizzerebbe, come stazione d’accesso, lo storico edificio del Terminal.

 Jakob Tigges, The Berg, Berlin 2010

Si tratta, ovviamente, di una ironica e provocatoria risposta al concorso: un progetto che è semplicemente finalizzato a far riflettere sulle enormi potenzialità di un luogo, la cui rilevanza simbolica, oltre che l’estensione e la centralità, dovrebbero renderlo oggetto di proposte più consone alla realtà berlinese.

«Il sito è troppo valido e carico di significati culturali, per essere destinato a mediocri edifici per appartamenti», spiega Tigges. Piuttosto che ospitare un banale sviluppo abitativo, esso attende chiaramente di essere riconsegnato alla città. Come scrive Stefano Boeri, infatti, in un articolo apparso su «Abitare» nel settembre del 2010, quando l’amministrazione di Berlino ha deciso di aprire al pubblico il grande vuoto urbano di Tempelhof, «esso si è trasformato in uno degli spazi pubblici più frequentati e vivaci dell’estate berlinese», un teatro di vita comune più desiderabile, per ovvie ragioni, di un ordinario parco urbano.   

Jakob Tigges, The Berg, Berlino 2010

Jakob Tigges, The Berg, Berlin 2010

Planimetrie, in cui si legge chiaramente il rapporto del sito rispetto al centro città; schemi che contengono ipotesi di circolazione verticale; idee di presenze faunistiche e floreali; video promozionali; postcards e souvenirs, sono reperibili sul sito www.the-berg.de/. Tutto ciò fa parte di una campagna di sensibilizzazione che ha generato una reazione mediatica non affatto irrilevante. In effetti numerosi sono i quotidiani e le riviste internazionali che ne parlano, così come anche gli articoli apparsi sul web, tanto che oggi, l’immagine di The Berg è diventata icona di un generale  ” bisogno di utopia “.

Jakob Tigges, The Berg, Berlin 2010

Ma la montagna di Jacob Tigges, nell’ambito di uno scenario contemporaneo interamente urbanizzato e costruito, in cui i luoghi naturali si configurano spesso come spazi di risulta di un’attività edilizia dissennata, non rappresenta soltanto un’utopia: essa innanzitutto, incarnando una sensibilità ecologica certamente visionaria e sui generis, risponde all’esigenza, nella metropoli contemporanea, di aree verdi e di ricreazione e, allo stesso tempo, dimostra la superfluità rispetto al reale di ulteriori interventi speculativi.

La verticalità, infatti, nell’ambito di un urbanesimo diffuso e schiacciante, mantiene il suo primato. Ma tale primato viene privato di qualsiasi attributo speculativo: come si legge nel Manifesto, «Mentre altre grandi e ricche città del mondo sfidano i limiti del possibile […] innalzando torri alte fino al cielo […] Berlino si concede una montagna». Anche Berlino sfida i limiti del possibile, ma lo fa con una montagna speciale, quella che non c’è e che potrebbe diventare la prima attrazione immaginaria di una metropoli contemporanea.

Il suo nome, “The Berg”, misto di inglese e tedesco, vuole enfatizzare l’unicità del gesto; un gesto creativo, su cui si proiettano i desideri nascosti di un’epoca che esige spazi nuovi; un progetto sospeso tra la dimensione onirica e quella reale, che proprio per  il suo essere irrealizzabile, concede alle capacità immaginative di abitanti, turisti e visionari urbani, la possibilità di attribuire ad uno spazio in attesa di destinazione, una più idonea e condivisa identità. La speranza è quella di coinvolgere la sensibilità del governo affinché esso decida di investire su un progetto più ambizioso.

Jakob Tigges, The Berg, Berlin 2010

 

14 marzo 2011