L’apertura della mostra fotografica curata da Liza Candidi Nuova Berlino: tracce di memorie urbane, organizzata a Trento presso lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, è stata prorogata fino al 10 gennaio 2010.
La mostra è organizzata all’interno di una serie di incontri promossi dal Centro per gli Studi Storici Italo-Germanici volti ad avviare una riflessione sulle attuali tensioni di Berlino attraverso una serie di letture multidisciplinari. Presupposto degli incontri che informa la scelta dei testi letterari, degli autori, delle opere cinematografiche e teatrali, è che «la complessa e controversa eredità della DDR sia essenziale per comprendere cos’è la Germania di oggi».
All’interno della mostra fotografica si susseguono le immagini scattate da sei fotografi – Luca Chisté, Robert Conrad, Gerd Danigel, Jacopo De Marco, Marina Rosso e Jordis A. Schlößer. Hanno tutti età diverse, dai 24 ai 50 anni, e provengono da esperienze formative differenti. Alcuni di loro si sono trasferiti a Berlino per motivi di lavoro, altri vi sono cresciuti, altri ancora vi hanno vissuto solo temporaneamente. Tale diversità emerge chiaramente dalle differenti immagini di Berlino che i sei fotografi hanno restituito.
Il progetto del catalogo della mostra fotografica già nella sua struttura rende ragione dei presupposti che sottendono la mostra e delle scelte effettuate nel comporla: il colofon e il frontespizio del testo non compaiono all’inizio della pubblicazione, ma dopo le fotografie di Gerd Danigel che immortalano la capitale dalla DDR fino al 1989; seguono quindi il testo introduttivo alla mostra di Liza Candidi Tommasi e le fotografie degli altri fotografi tutte datate dopo il 1989. Il 1989 rappresenta quindi una vera e propria frattura nella lettura interpretativa della città: a quel “prima” in cui le diversità immortalate da Danigel convivevano all’interno di un insieme compatto, omogeneo e definito, segue un “nuovo” i cui caratteri possono essere rintracciati attraverso la sovrapposizione di diverse letture interpretative che si alimentano tra loro.
L’analisi delle immagini mette in luce gli effetti generati nel corpo della città dalla collisione tra il vecchio e il nuovo.
Conrad immortala le desolate carcasse dei plattenbau, le costruzioni prefabbricate di edilizia pubblica che negli anni sessanta avevano caratterizzato le periferie di Berlino Est. Oggi quell’ottimistico programma per cui i processi di industrializzazione avrebbero prodotto un universo ordinato non corrisponde più né alle esigenze della popolazione, nè all’immagine che i nuovi quartieri periferici di Berlino costruiscono: di quel futuro immaginato nel secondo dopoguerra permangono solo carcasse.
Il nuovo cancella i simboli del passato: nel 1984 Danigel fotografa l’esplosione del gasometro a Plenzlauer Berg, nel 1995 e nel 2001 Conrad immortala la demolizione del Ministero degli Affari Esteri della DDR e del Palasthotel.
Marina Rosso nel 2009 fotografa una coppia seduta in un divano posto in mezzo alla strada; Schlößer nel 2001 uno spazio improvvisato dagli abitanti di Friedrichshain; Gerd Danigel immortala nel 1979 dei bambini che giocano in un’area non ancora urbanizzata mentre sullo sfondo appaiono in costruzione i primi ampliamenti del quartiere di Marzahn. “Collettori sociali” della capitale della DDR e della nuova Berlino sono gli interstizi e il vuoto: in quanto assenza di progetto essi costituiscono motivo di libertà e spunto di appropriazione degli spazi della città.
Schlößer nel 1997 fotografa le innumerevoli gru che si ergono solitarie in quel vuoto oggi occupato dagli edifici che caratterizzano Potsdamer Platz: la collisione genera nuovi centri che si addizionano al corpo della città. Attributo del “dopo”, come già nel 1870 quando vengono costruiti a Berlino 14.618 edifici, è la velocità.
Il carattere del nuovo è invece immortalato da Chisté nel presentare, come in un catalogo di vendita, le facciate colorate del Sony Center e del GSW Building o quelle trasparenti delle nuove stazioni ferroviarie e metropolitane: esse simulano l’affanno della Nuova Berlino di mostrarsi senza storia e senza differenze.
GLR