Riceviamo dall’Università di Pisa un progetto di restauro. Ebbene sì, anche a Pisa c’è un corso di laurea che produce architetti, per quanto al 50% ingegnerizzati.
Il lavoro inviatoci si caratterizza per una serie di analisi pre-progettuali al fine di “comprendere” il manufatto su cui agire. Le tavole, purtroppo sono graficamente appesantite da un’estetica poco accademica e più commerciale (molto computerizzata e sempre più distante dalla rappresentazione architettonica manuale), ma in generale il progetto è completo di tutti gli elaborati necessari a renderlo esaustivo.
Ringraziamo gli studenti per l’invio, che ancora una volta ci permette di conoscere la produzione delle scuole di architettura italiane e soprattutto di metterle a confronto.
FA
Studenti: Andrea Crudeli, Giulio Fazio, Viola Tamberi, Alessandro Ariel Terranova
Docente: Prof. Arch. Giorgio Croatto
Università di Pisa | Scuola di Ingegneria
Corso di Laurea in Ingegneria edile – Architettura
Laboratorio di Architettura Tecnica 2, A.A. 2012-2013
Valutazione progetto 30
Relazione di progetto
Il laboratorio proponeva un tema attuale dell’edilizia italiana: la riqualificazione di un edificio dismesso, ex sede di un centro commerciale, nel comune di Cascina in provincia di Pisa.
L’intervento doveva tener conto della potenziale natura ricettiva delle nuove funzioni da proporre, data la localizzazione lungo una strada ad alto traffico giornaliero, per un bacino di utenza sia locale che più ampio, e aveva come premessa lo studio di fabbricati rivitalizzati e convertiti a destinazioni d’uso diverse da quella originale.
Cinto su tre lati da vie trafficate, il lotto si presentava con un grande piazzale a nord e un agglomerato di residenze private lungo uno dei lati. Il fabbricato esistente era caratterizzato da una geometria semplice, tipica dell’edilizia commerciale prefabbricata. La struttura si presentava come quella di un telaio in calcestruzzo con interasse costante in direzione nord-sud, e variabile lungo est-ovest. I pilastri erano dotati di mensole in sommità per l’appoggio di travi a doppia L e a T, con solai di tegole precompressi a TT.
Il progetto prevede un intervento di potenziamento “sullo spessore”, ovvero tenendo conto dei fattori circostanti, quali l’atmosfera, le necessità reali del potenziale bacino d’utenza e la compatibilità degli spazi progettati con le funzioni proposte.
Si è previsto anche un intervento depotenziante “in spessore”, ovvero sulla densità degli elementi e il loro susseguirsi fisico, cercando di confrontarsi con un edificio volumetricamente esausto su cui intervenire con sensibilità specifica. Si è scelto pertanto di conservare la struttura per comportare un impatto minimo. Lo scheletro portante dell’edificio resta quindi quasi sempre invariato, salvo alcune zone dove è stato integrato con elementi in acciaio, mentre viene modificata la sua suddivisione interna con tamponamenti mobili e la sua superficie esterna, con pannelli microforati apribili e tamponamenti in vetro.
Si è cercato infatti di dare primaria importanza al fattore di reversibilità dell’edificio, da cui il nome, CREA (Centro REversibile per Attività), attribuendo una capacità intrinseca di rinnovarsi all’edificio per accogliere funzioni con necessità temporali e spazi diversi. L’edificio si bipartisce in una zona privata, prevalentemente a carattere residenziale, dove i vani degli appartamenti sono componibili secondo diverse configurazioni, e una zona privata, anch’essa soggetta a operazioni di suddivisione reversibile attraverso l’utilizzo di pareti scorrevoli.
1) Quali sono i punti di forza che caratterizzano l’insegnamento della vostra scuola di appartenenza?
Un primo punto di forza del nostro corso di laurea è l’approccio multidisciplinare al progetto. Durante alcuni dei laboratori presenti nel percorso di studio si è invitati ad affrontare, sia singolarmente che in gruppo, la questione del progetto sotto il punto di vista della progettazione architettonica, urbanistica, tecnologica, storica, energetica e strutturale. Un secondo punto di forza riguarda una forte preparazione di base che permette allo studente di scegliere il proprio campo di specializzazione approfondendo la formazione negli specifici campi, sia dell’ingegneria che dell’architettura, che gli permettono poi di intraprendere un percorso professionale con competenza.
2) Quali sono invece gli aspetti carenti? Che cosa non vi soddisfa, e che cosa vorreste che la vostra scuola vi facesse approfondire maggiormente?
Il corso di laurea presenta una proposta che può essere ottimizzata. Molti insegnamenti possono essere ridimensionati, altri integrati. Alcuni dei laboratori di ambiti disciplinari diversi possono essere svolti parallelamente per potenziare lo sviluppo integrato del progetto. Riguardo l’offerta formativa, si riscontra carenza riguardo la progettazione energetica, la storia dell’ingegneria e quello della storia dell’architettura contemporanea. Complessivamente, inoltre, rispetto alle facoltà di architettura, si svolge qualche progetto in meno. La visione di appartenenza al corso di Laurea resta un’interpretazione personale del docente: alcuni considerano la propria disciplina come un episodio di un unico percorso formativo quinquennale, altri docenti come un fatto isolato e decontestualizzato. Questo fatto determina talvolta sovraccarichi lavorativi, ed è stato riconosciuto tra le cause del ritardo nel conseguimento degli esami. Nello specifico delle materie di composizione sarebbe interessante una coordinazione tale da poter creare un percorso di formazione che vada di pari passo con la maturità e le altre competenze dello studente.
3) Ritenete che il metodo di insegnamento del progetto sia legato principalmente al docente del laboratorio, o riconoscete un’impostazione più generale della scuola alla quale i docenti si riferiscono?
Il progetto presentato è frutto di molteplici influenze che arrivano dai diversi insegnamenti del corso di laurea, per questo abbiamo scelto di proporvi proprio questo caso paradigmatico. C’è una componente progettuale, propria degli insegnamenti di composizione, c’è una componente tecnologica propria dell’architettura tecnica, c’è stata la necessità di una coscienza strutturale nel leggere la costruzione dell’edificio e saper intervenire per modificare gli spazi, c’è una consapevolezza storica dell’edificio di intervento, e c’è infine una componente di sensibilità grafica, propria degli insegnamenti di disegno. Non si nota un’impostazione generale del corso di laurea al fine di formare studenti con un’identità caratterizzata, quanto piuttosto vi è libertà di proporre progetti con linguaggi diversi.
4) A vostro avviso, il progetto inviatoci è stato valutato correttamente dalla vostra scuola?
Riteniamo la valutazione corretta. Il progetto è stato visionato con cadenza settimanale nel corso di tre mesi e al momento della valutazione i docenti conoscevano tutto l’iter progettuale che ha portato al risultato finale.
5) Lo ritenete il frutto dell’insegnamento ricevuto nel laboratorio di progettazione da voi frequentato, o dell’impostazione della scuola, o riflette piuttosto un vostro personale punto di vista progettuale o una vostra particolare ricerca?
Il progetto ha radice nella multidisciplinarità offerta dal corso di laurea, alcune proprie dell’ambito disciplinare del laboratorio specifico, ma si sviluppa principalmente secondo le influenze provenienti dalle volontà di approfondimento personali di noi studenti. All’interno del nostro gruppo di quattro persone ciascuno di noi aveva particolari attitudini, diverse l’uno dall’altro, che ha saputo convogliare verso una direzione comune all’interno del lavoro di gruppo. L’approccio metodologico del teamwork resta un punto di forza della nostra preparazione, come d’altronde quello dell’invito ad approfondire la formazione personale in lavori extra-universitari, concorsi e tirocini, anche internazionali. All’interno del corso di laurea, infatti, in seguito a questa occasione di progetto e altre simili, è nata una realtà che racconta in modo paradigmatico questo fatto, quella dell’associazione culturale chiamata 120g (http://www.centoventigrammi.it), formata da studenti ed ex studenti di Ing. edile – Architettura di Pisa, con lo scopo di perseguire e promuovere la qualità nell’ambito dell’architettura e dei suoi dintorni attraverso attività di ricerca.
8 gennaio 2016
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