Pubblichiamo un primo resoconto dei risultati del convegno internazionale di studi dedicato a Ernesto Nathan Rogers, inviatoci da Florencia Andreola:
IMPRESSIONI SUL CONVEGNO DEDICATO A E. N. ROGERS
Concluso il convegno internazionale di studi, organizzato dalla Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano per celebrare la figura e l’opera di Ernesto Nathan Rogers, nel centenario della sua nascita, cerchiamo di capire se sia stato raggiunto o meno, attraverso un confronto dialettico e corale, l’obiettivo di attualizzare la figura del grande architetto triestino, e milanese d’adozione.
In molti interventi ho riscontrato un carattere spiccatamente teorico e specialistico, forse involuto, delle trattazioni che sono risultate a volte incomprensibili soprattutto agli studenti. In alcuni di essi risultava persino difficile scorgere delle connessioni fra i temi affrontati e la figura di Rogers. Altri contributi, quasi volessero invece sfuggire a un’eccessiva astrazione, hanno scelto la via della minuziosa descrizione di opere scelte – edifici, quartieri, allestimenti o scritti – particolare per particolare, in maniera ridondante e spesso noiosa.
Nessuno dalla platea è intervenuto nei tre giorni del convegno, e questa assenza di dibattito mi lascia perplessa: non sono emerse polemiche o interrogativi, questo sia per mancanza di tempo – moltissimi relatori e non esattamente concisi – sia forse per una scarsa preparazione da parte degli studenti sulla figura di Rogers. Personaggio celebrato come maestro e indiscusso professionista, egli non rientra forse più nelle coscienze degli studenti come un riferimento dal quale attingere e dal quale apprendere un metodo. In questo senso il convegno ha sì fornito un contributo didattico, ma spesso senza un ordine logicamente programmato degli interventi che avrebbe potuto favorire l’orientamento e la comprensione.
Credo che la reale riuscita del convegno si sia invece registrata su altri aspetti: alcuni degli ospiti sono stati in grado di inquadrare ed approfondire con completezza particolari momenti della vicenda personale di Rogers, soprattutto con gli interventi che lo hanno contestualizzato nel suo periodo storico, e che hanno ricostruito la sua figura attraverso eventi politici e sociali che hanno un’eco fortemente attuale. Ciò è stato possibile sia grazie alle testimonianze dirette di coloro che Rogers l’hanno vissuto, sia grazie al lavoro di studiosi che hanno dedicato attenzione ed impegno alle proprie ricerche, riuscendo così ad inserirsi nell’ampio quadro che il convegno si era preposto, e raggiungendo lo sperato risultato di una collaborazione tra i contributi stessi.
Se il pubblico studentesco non è mai mancato durante le tre giornate del convegno, è interessante notare come gli interventi dei docenti di Bovisa abbiano spesso registrato le presenze più numerose, forse perché all’incognita della novità si preferisce ancora la sicurezza di volti noti e di discorsi già ascoltati.
Questa iniziativa, per contro, ha proprio il merito dell’apertura: nel tentare una mediazione concreta fra punti di vista e provenienze diverse, grazie ad un poderoso sforzo organizzativo che ha portato in facoltà studiosi di tutto il mondo, è stato possibile superare le perplessità di quella Bovisa spesso restìa al confronto.
14 dicembre 2009