Le biblioteche del Politecnico di Milano
Servizio pubblico o risorsa privata?
di Vittorio Pizzigoni
Da settembre 2008 a novembre 2009 le biblioteche del Politecnico di Milano sono state trasformate tramite lievi e quasi impercettibili modifiche da servizio pubblico a risorsa privata.
Proprio a causa della gradualità di tali modifiche solo ora – ad operazione ormai conclusa – ci si può rendere conto di quanto è avvenuto. Non si tratta dell’introduzione di tornelli e di tessere per regolare l’ingresso e controllare i nominativi di chi utilizza la biblioteca, non si tratta neppure della norma che – a fronte di un ritardo nella riconsegna di un libro preso in prestito – permette di trasformare la sospensione temporale dal prestito in una multa monetaria. Le biblioteche del Politecnico di Milano sono passate da biblioteche pubbliche a biblioteche private!
Infatti insieme a tali nuove funzioni il Politecnico di Milano ha introdotto una norma che impedisce a qualunque persona esterna al Politecnico stesso di consultare il materiale presente in biblioteca. Come stabilito dalla “carta dei servizi” – questo il nome del documento che regola l’accesso – un normale cittadino al fine di consultare un libro o una rivista della biblioteca deve “acquistare una tessera a pagamento”: un pedaggio che non è chiaro se si configuri come una tassa, una quota di iscrizione a un club o cos’altro.
Il Politecnico di Milano non prevede accessi gratuiti neppure per chi vuole consultare un libro che non è reperibile altrove. Perfino famose università private per far fronte a tale eventualità prevedono che una persona senza alcun rapporto con esse abbia la possibilità di consultare i loro fondi librari: ad esempio l’Università Cattolica di Milano concede a chiunque di consultare i suoi fondi per 3 giorni ogni anno solare, mentre la Columbia University di New York concede addirittura una settimana ogni anno. E in questi casi si tratta di università private che hanno finanziato la costruzione delle proprie biblioteche con le proprie risorse economiche. A differenza di queste università il Politecnico di Milano è un’università pubblica. Essa ha finanziato la propria biblioteca con fondi pubblici, e per questo non dovrebbe poter limitare l’accesso alla consultazione del propri fondi librari.
Inoltre una grandissima parte del patrimonio librario della biblioteca del Politecnico di Milano deriva da lasciti e donazioni e, senza entrare nello specifico delle formule con cui ogni archivio fu ceduto, il fine di tali donazioni era sempre quello di rendere accessibili alle future generazioni intere biblioteche private: erano sempre donazioni di fondi privati ad un ente pubblico! Si potrebbe anche chiedersi se tali donazioni rimangano valide nel momento in cui il Politecnico di Milano diviene un ente privato, oppure se tali donazioni debbano venir restituite agli eredi dei donatori.
È pur vero che durante il biennio 2008-2009 simili trasformazioni sono avvenute in molte biblioteche universitarie italiane, ma non ci si può nascondere dietro il fatto che tale comportamento è generalizzato. Ci si deve invece chiedere se queste trasformazioni non si configurino come un atto di privatizzazione illecita di un importante patrimonio pubblico, se limitando l’accesso alla cultura non ne impediscano il progresso, e se non vadano ripensate.
Milano, 25 marzo 2010