Nel II semestre dell’anno accademico 2008/09 presso la II facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, il corso monografico di Storia dell’architettura contemporanea tenuto da Marco Biraghi è dedicato all’approfondimento del lavoro di Mr. Koolhaas. […]
Questo libro raccoglie alcuni tra i principali contributi teorici dell’architettura della seconda metà del Novecento rendendo disponibili testi già noti ma dispersi in vari luoghi oppure mai tradotti in italiano prima d’ora, sottolineando le modificazioni sostanziali – niente affatto contingenti o accessorie – che il panorama della teoria e della critica architettonica ha subìto nel corso degli ultimi decenni.
«L’architettura non ha mai conosciuto pause. La sua storia è più lunga di quella di qualsiasi altra arte». Rendersi conto del suo influsso – oggi come ai tempi in cui Walter Benjamin ha scritto queste parole – è essenziale per chiunque voglia comprendere le società che l’hanno prodotta. […]
GIZMO inaugura una serie di presentazioni di libri di architettura. Nelle intenzioni di Gizmo le presentazioni dei testi costituiscono delle importanti occasioni per affrontare alcune questioni che riguardano l’architettura contemporanea. […]
Vengono qui raccolti per la prima volta gli scritti di Marco Pozzetto, da tempo ormai introvabili perché sparsi tra riviste, cataloghi e pubblicazioni di settore. Storico e critico dell’architettura fra i più importanti d’Europa, Pozzetto ha profondamente influenzato la nostra comprensione dello spazio architettonico e artistico della Mitteleuropa. […]
Colin Rowe usava sostenere che l’architettura considerava se stessa in uno stato di perenne crisi. Forse oggi il problema è diverso, potrebbe non essere affatto una crisi, ma piuttosto un problema che non vediamo, o che magari vediamo e sentiamo tutti fin troppo, e che riguarda i media. […]
Il presente, fra tutti i “piani” del tempo, è quello che più di ogni altro sfugge alle strette definitorie, alla possibilità di essere contemplato, “abbracciato”, compreso. Fondamento paradossale – mobile e mutevole – del nostro perenne trascorrere; punto inesorabilmente cieco della nostra visione, rispetto al quale massimamente ci scopriamo impreparati, “inintelligenti”. Non a caso, fra tutti i “saperi”, quello che meno si lascia imbrigliare nella morsa di una “scienza”, vera o presunta – e che dunque meno si piega a un trattamento accademico –, è proprio il presente. Nessuno, singolarmente, può dirsene “esperto” o anche solo “conoscitore”. In apparenza, quanto più intensamente lo si vive, e tanto più parrebbe afferrabile. […]
“Dopo tre mesi di viaggi in Europa sapevo esattamente cosa volevo scrivere: un lavoro analitico che riportasse quanto avevo imparato a vedere – da Palladio a Terragni, da Raffaello a Guido Reni – all’interno di una teoria dell’architettura moderna, ma dal punto di vista di una certa autonomia della forma. Di qui il titolo La base formale dell’architettura moderna”. […]
Le piazze sono “collettori e generatori” al tempo stesso, raccolgono dalle strade convergenti quella vitalità che sono in grado di restituire e diramare a loro volta. Per questo, nella città storica europea, la piazza rappresenta il nodo architettonico più significativo della città […]
Negli anni sessanta già mi occupavo di architettura attraverso una serie di eventi un po’ casuali. […]